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Il Napoli di oggi può battere i record, anche dell’era di Maradona

Manca un successo per eguagliare le vittorie degli anni '80

Su quel foglio di block notes che custodisce nello spogliatoio e che aggiorna in continuazione, Mazzarri vorrebbe aggiungere altri tre dati, non solo quello della qualificazione diretta in Champions: a) il record assoluto di vittorie in campionato nella storia del Napoli; b) quello dei successi ottenuti in trasferta; c) e quello dei punti complessivi racimolati in una sola stagione. Insomma, vorrebbe fare «bingo» a quattro gare dal termine e lo può fare anche agevolmente alla luce delle ultime prestazioni. Ecco perchè il tecnico toscano temporeggia, finge di voler riflettere, glissa sul suo futuro. Vorrebbe sedersi al tavolo con De Laurentiis al momento opportuno e tirare fuori quel foglietto dei record che lo farebbe sentire molto più forte. Non tanto per fissare la cifra del nuovo ingaggio, quanto per strappare la promessa di rinforzare il Napoli a dovere per la prossima stagione, specie se dovesse partire Cavani. Un modo per arrivare al prossimo braccio di ferro con il presidente più determinato di prima. Anche se un’eventuale rottura comporterebbe un salto nel buio più al tecnico che alla società.  Ma i record sono lì, a portata di mano. Ed andrebbero ad impreziosire la carriera di Mazzarri, oltre che arricchire il pedigree del Napoli. Più vittorie in assoluto, più successi in trasferta, più punti complessivi. Mai, infatti, il tecnico di San Vincenzo era arrivato così in alto in classifica e mai il Napoli aveva raggiunto certi numeri se non durante gli anni d’oro, quelli con Maradona e Careca, oltre venticinque anni fa. 

VITTORIE IN CAMPIONATO – Sono venti le vittorie ottenute dal Napoli nel corso dell’attuale stagione agonistica. Venti di cui dodici in casa ed otto fuori in trentaquattro gare. Ne manca solo un’altra per eguagliare il record che appartiene allo stesso Mazzarri ed anche ad Albertino Bigon. A ventuno successi, infatti, arrivò il tecnico toscano appena due campionati fa, quello della qualificazione in Champions League, con terzo posto finale; idem fece Bigon, papà dell’attuale ds, nel campionato ’89-’90, quello del secondo scudetto quando le squadre erano diciassette e non diciannove come oggi. Mazzarri può andare oltre, dovrà andare oltre per mettere al riparo il ritorno nella massima competizione europee. Occorrono, infatti, due vittorie per la qualificazione aritmetica. E, quindi, il primo record è dietro l’angolo. Ventidue successi, se non di più, sono alla portata di questo Napoli che dovrà affrontare Inter e Siena in casa, Bologna e Roma, fuori.  Nel 2010-2011, Mazzarri, pur raggiungendo ventuno vittorie, arrivò con il fiatone sul rettilineo finale (1 sola vittoria nelle ultime 4 partite). E qualche critica di troppo lo spinse a riflettere anche allora ed a valutare qualche proposta dal di fuori (si parlò della Juve). Poi, De Laurentiis, con gli argomenti giusti (aumento dell’ingaggio, promessa di acquisti importanti e potenziamento dello staff tecnico) convinse il tecnico a restare ed a disputare la Champions con grande dignità. Sarà così anche stavolta? Un paio di settimane e sapremo.
NAPOLI CORSARO – Con quella di Pescara, le vittorie in trasferta ora sono arrivate ad otto. E stavolta il record da abbattere appartiene sempre al Napoli di Mazzarri: nove infatti i successi ottenuti nel campionato 2010-2011, sempre lo stesso. Durante gli anni con Bianchi in panchina e Maradona in campo, i colpacci in trasferta si fermarono a sette. E’ la conferma della nuova mentalità trasmessa dal tecnico a questo gruppo che di anno anno è cresciuto in personalità ed autostima. L’unico grande rimpianto, i troppi pareggi nel mese di febbraio. 

QUOTA SETTANTA – Manca un solo punto per eguagliare il massimo raggiunto nell’era De Laurentiis: settanta. Mazzarri già pregusta il crollo del terzo record, quello che investe il club ed il suo personale: arrivare sotto la soglia degli ottanta punti. Mai, infatti, Mazzarri prima di arrivare alla corte di De Laurentiis aveva raggiunto simili score. Ed ora se può toccare il cielo con dito, gran parte del merito è suo; del gruppo che ha avuto a disposizione; e di chi ha permesso che questo gruppo potesse formarsi e lavorare in piena armonia: dal presidente ai suoi collaboratori, non escluso lo staff sanitario che ha svolto un lavoro oscuro quanto prezioso, gli infortuni si contano sulle dita di una mano. E non è poco nell’economia di un campionato. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.

 

 

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