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Il Napoli di Mazzarri e le rimonte subite

Il fattore rimonta nell'era Mazzarri: tra quelle fatte e quelle subite

Alla vigilia di Napoli-Milan, sulla scia dell’entusiasmo per le vittorie contro Dnipro e Genoa, si è parlato molto delle venticinque rimonte realizzate dal Napoli nell’era Mazzarri. Incuriositi dal dibattito, abbiamo spulciato un po’ i dati e ci sembra opportuno fare chiarezza. Il Napoli ha realizzato nove rimonte nel primo anno di Mazzarri, la stagione 2009-10, 7 nel 2010-11, 7 nella scorsa stagione e 2 in quella in corso. Prima delle analisi, bisogna aggiungere alla discussione un fattore essenziale. Il primo Napoli disputò molte partite in meno rispetto alle stagioni successive. Mazzarri arrivò dopo la settima giornata di campionato, la celebre sconfitta in casa della Roma che segnò l’esonero di Donadoni, ma soprattutto non c’erano le coppe europee ed in Coppa Italia il Napoli fu subito eliminato dalla Juventus. Il 13 Gennaio 2010 i bianconeri di Ferrara inflissero un sonoro 3-0 alle alternative della rosa azzurra; anche all’epoca Mazzarri si cimentava nel turn-over.

E’, quindi, interessante il dominio della prima stagione in termini di rimonte realizzate perché può dare spunto a tante riflessioni. Le motivazioni sono molteplici: innanzitutto il “fattore sorpresa” del Napoli arrembante e che non molla mai a cui le altre squadre non erano abituate, una condizione atletica migliore di molti calciatori che negli anni invece sono stati “spompati” da un tecnico che fa ricorso a quattordici elementi del proprio organico, una maggiore libertà mentale nell’affrontare le gare perché non bisognava fare i conti con il naturale processo per cui l’asticella degli obiettivi tende ad alzarsi sempre di più.

C’è un altro dato che in pochissimi sottolineano e che, invece, meriterebbe un focus dettagliato: le rimonte subite. Nell’era Mazzarri il Napoli è stato rimontato ben diciannove volte. Nel 2009-10 gli avversari sono stati capaci di riacciuffare o ribaltare i risultati in cinque occasioni. La stagione successiva, la prima in Europa League, segnala lo score più alto con ben otto rimonte subite. Alcune fanno anche molto male, come la delusione di Liverpool dallo 0-1 al 3-1, o il capitombolo di Villarreal che produce l’eliminazione o il 2-1 inflitto dal Palermo di Delio Rossi che ammazza il 23 Aprile 2011 i residui sogni-scudetto degli azzurri.

Non è assolutamente un caso che si tratti del primo Napoli alle prese con il turn-over, dei primi dibattiti sul valore delle cosiddette “alternative”: Santacroce, Vitale, Cribari, Yebda, Sosa, Dumitru, Blasi e Lucarelli sul viale del tramonto. Arrivarono poi a Gennaio Ruiz e Mascara; il primo ha pagato la filosofia del “tutto e subito” di Walter Mazzarri, il disagio del tecnico nell’integrare calciatori provenienti da campionati stranieri e la sua fiducia estrema nei “titolarissimi” della difesa, il secondo ha dato il suo contributo ma non ha inciso più di tanto e dopo sei mesi è stato ceduto.

Basterebbe ripensare a quella stagione per capire che il compromesso tra le idee del presidente De Laurentiis, le “intuizioni” di Bigon e del suo reparto scouting e gli schemi rigidi di Mazzarri non è destinato ad essere produttivo. La squadra crescerà poi nei risultati per la capacità dell’allenatore di difendere la sua autonomia tecnica. L’esempio più importante è la lite tra Mazzarri e De Laurentiis negli spogliatoi di San Siro dopo il 3-0 inflitto dal Milan.

La scorsa stagione presenta finora il dato più basso in termini di rimonte subite: in casa contro Parma, Juventus e Catania ed in trasferta all’Olimpico contro la Roma. Le ultime due avvennero nel finale di stagione e fecero imbestialire Mazzarri che da perfezionista assorbe con molto dolore i cali di concentrazione e gli errori che portano l’avversario a rientrare in partita e rimontare. Il tecnico considera i 2-2 contro Catania e Roma le cause principali del mancato approdo in Champions League più del crollo finale a Bologna.

Per questi motivi Mazzarri non ha assolutamente digerito gli insuccessi contro Torino e Milan, due sfide in cui il Napoli è stato raggiunto negli ultimi dieci minuti. Il tecnico dovrebbe, però, interrogarsi sui limiti delle sue strategie. Domenica ha giocato Campagnaro con l’influenza e di ritorno dal viaggio in Arabia Saudita con l’Argentina e gli inserimenti di Dossena e Vargas solo negli ultimissimi minuti dimostrano che non si ha fiducia nelle alternative. Allora siamo di nuovo al punto di partenza di due stagioni fa: a Gennaio cosa si farà sul mercato? Che risultati produrrà il compromesso tra Mazzarri, De Laurentiis e Bigon? Saranno acquistati giocatori già pronti o si proveranno nuovamente delle scommesse senza ascoltare il tecnico? Tutto questo mentre siamo a Novembre inoltrato e affrontare il nodo del contratto in scadenza è ancora un tabù. Anche nel mercato di riparazione serve avere la programmazione e come si fa a valutare un giocatore in prospettiva senza conoscere il futuro del proprio allenatore? Le risposte devono essere date con i fatti nella campagna acquisti. Per il momento non ci resta che aspettare; intanto il Napoli va a Stoccolma per vincere e magari, Psv permettendo, chiudere anche la pratica del passaggio ai sedicesimi. Con campionato, Europa League e Coppa Italia i rinforzi saranno obbligatori.

Fonte: Ciro Troise per “Il Corriere del Pallone”

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