Questo Napoli viaggia ai ritmi degli anni degli scudetti, anzi addirittura più forte. Dieci le vittorie con Mazzarri nelle prime quindici giornate, Bianchi nell’anno del primo scudetto e Bigon in quello del secondo ne conquistarono otto. I numeri innanzitutto ma anche gli interpreti.
Diego e il Matador. In questo Napoli ci sono campioni di livello assoluto come nei Napoli dei due scudetti e ci sono gregari di primissimo piano come c’erano allora. Pensi a Cavani e l’associazione va a Maradona. Il Matador è il simbolo di questo Napoli, come Diego lo era di quei Napoli. E anche in termini di gol l’uruguaiano è l’unico che sta provando seriamente a insidiare il record assoluto di gol in maglia azzurra dell’argentino. Edi ha segnato 83 reti in due anni e mezzo, Diego ne segnò 115 in sette stagioni. «Voglio lasciare un segno nella storia del Napoli», questa l’idea fissa del Matador. Un segno lo sta già lasciando con i gol, ora è soltanto a 13 reti da Careca, il centravanti brasiliano che ha già raggiunto in termini di rendimento.
I guerrieri del centrocampo. I campioni di questo Napoli, i campioni di quei Napoli. Vedi Inler e Behrami e pensi a Bagni e a De Napoli del primo scudetto e De Napoli, Alemao e Crippa del secondo. Forza e tecnica a centrocampo, soprattutto grinta e carattere. Inler e Behrami sono i due «guerrieri» del Napoli di Mazzarri. Gli scudetti si vincono con i campioni ma anche con i gregari, quelli che lottano su ogni pallone senza arrendersi mai. Inler lotta come Bagni ma ha anche tecnica come aveva il nazionale azzurro e ora sta cominciando a segnare con i tiri da fuori, proprio come faceva Bagni.
Insigne come Zola. Pandev ricorda Giordano del primo scudetto, un attaccante che parte da lontano, bravo non solo a far gol ma negli assist ai compagni. Anche lui arrivato «maturo» a Napoli come arrivò «maturo» Giordano dopo gli anni della Lazio. Insigne invece ricorda Zola del secondo scudetto, un giovane dai grandi numeri, come giovane dai grandi numeri era il sardo. Zola arrivò dalla C e a 23 anni vinse lo scudetto con il Napoli: non partiva titolare e arrivò a mettere insieme 18 presenze e due gol. Lorenzo è arrivato dalla B, non è partito titolare ed è ha già realizzato tre gol in 15 presenze.
Cannavaro il nuovo Renica. Il capitano è il libero nella difesa a tre, quello che gioca un passo più indietro rispetto ai due marcatori, come faceva Renica. Allora i due difensori che prendevano le punte avversarie erano Ciro Ferrara (o Bruscolotti) e Ferrario, adesso sono Gamberini (o Campagnaro) e Britos. Difesa a tre era quella di Bianchi del primo scudetto, difesa a tre è questa con Mazzarri. Allora era Volpecina che spingeva a sinistra e si abbassava a fare il difensore, ora è Zuniga, oppure Dossena. Nel Napoli di Bigon questo ruolo era ricoperto da Francini. Il colombiano, un destro di base, è stato trasformato laterale sinistro da Mazzarri, sia Volpecina che Francini erano invece sinistri naturali.
Maggio come De Napoli. A destra chi spingeva senza fermarsi mai era De Napoli, mille volte su e giù su quella fascia, l’irpino diventava ala quando c’era da spingere e difensore quando occorreva coprire. Il ruolo che ricopre Maggio nel Napoli di Mazzarri. Nazionale azzurro Christian, come nazionale azzurro era Nando. Un’altra analogia, tutti e due hanno disputato Mondiali ed Europei. De Napoli vinse tutti e due gli scudetti con Maradona, Ferrara e Carnevale.
Mazzarri e Bianchi. Il lavoro alla base di tutto. Poche parole, tanti fatti, scontrosi al punto giusto, uomini di campo a tutto tondo, perfezionisti. Similitudini anche tattiche. Un trequartista (ora Hamsik, allora Maradona) alle spalle di due attaccanti (Giordano e Carnevale nell’anno del primo scudetto, Cavani e Pandev nel Napoli di Mazzarri). Difesa a tre con Bianchi. Renica giocava un passo più indietro, come fa ora Cannavaro. I due marcatori erano Ferrara (o Bruscolotti) e Ferrario, ora sono Gamberini e Britos. Quattro a centrocampo, centrali erano Bagni e Romano nell’anno del primo scudetto, ora sono Inler e Behrami. Sulle fasce De Napoli e Volpecina, adesso Maggio e Zuniga.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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