Lo hanno dipinto di rosso, sul far della sera. Lo hanno dipinto di rosso come la passione che emana tutte le volte che in campo scende il Bayern. Allianz Arena: stadio da sogno, stadio di sogni. Il più grande verrà realizzato qui tra sei mesi quando sarà assegnata la Coppa più importante d’Europa, probabilmente del Mondo. Difficile non pensarci. Difficile non sentire un brivido entrando su un terreno di gioco che sembra contenere una promessa. Oggi il Napoli. E il 19 maggio? Un sogno impossibile, evidentemente. Persino Jupp Heynckes che pure allena lo squadrone di casa e che qualche beneficio da questa situazione potrà anche trarre, si tiene alla larga dagli eccessivi entusiasmi. « Certo che ci penso alla finale, qui, a casa nostra, ma le mie favorite sono Manchester United, Real Madrid e Barcellona », dice il tecnico tedesco. Davanti a un un sogno così ambizioso, a una promessa così grande e ardita ci si può sentire piccoli e inadeguati. Ma ora che si è qui, in questa astronave trasparente, nel cuore di questo stadio che per la finale cambierà anche nome perché la Uefa non tollera sponsor «privati», nella pancia di un impianto bello, moderno e spartano perché nella cultura tedesca ciò che conta è la funzionalità non l’eccesso, perché porsi dei limiti. Il massimo che può capitare è un risveglio che, per quanto brusco, sarà sempre bello perché l’esperienza è indimenticabile.
REALISMO – Qui si respira aria di grande calcio, qui si respira aria di Coppe esposte in bacheca o consegnate in qualche finale. L’ultima undici anni fa: la Juve e il Borussia Dortmund; Giovanni Trapattoni allenava il Bayern. Si giocava all’Olympiastadion. Ora il teatro è quello nato per i Mondiali del 2006, quello vinto dall’Italia. C’era Fabio Cannavaro, stasera non ci sarà neanche suo fratello, Paolo, squalificato. Il caso ha voluto che a un pezzo della comitiva napoletana, quella dei giornalisti, venisse assegnato il pullman su cui si muoveva la nazionale. Ci sono ancora le insegne, ci sono ancora gli slogan di allora. Difficile tenersi alla larga dal sogno, anche per uno come Walter Mazzarri: « Da un punto di vista economico, il confronto era squilibrato anche con il Manchester City e sapete come è finita ». Ieri, a mezzogiorno, sotto un sole primaverile, Marienplatz sembrava un quartiere di Napoli: questione di voci, di inflessioni dialettali, di colore e di calore. Pieni tutti gli aerei, anche quelli in partenza da Roma. Un grande esodo per una grande speranza. Il Napoli la sua finale se la gioca stasera. Lo sanno i tifosi che hanno stretto la squadra in un abbraccio affettuoso all’aeroporto di Monaco, che l’hanno incoraggiata davanti all’albergo.
OBBLIGHI – Non sarà una passeggiata. Il Bayern è travolgente e quasi inaffondabile: solo tre gol subìti nella Bundesliga, uno in Champions, quello segnato dal Napoli, appena due sconfitte in questa stagione. Heynckes è venerato come una divinità (soprattutto dalla società) essendo riuscito a cancellare i brutti ricordi lasciati da Van Gaal, persino lo scivolone di Hannover è stato rapidamente archiviato. L’asticella è alta, altissima. Paradossalmente una condizione favorevole perché il Napoli non è obbligato a nulla, il Bayern, invece, è obbligato a tutto. Soprattutto stasera, davanti a un popolo che canta per novanta minuti, che fa tremare le poltroncine con la propria passione e la propria partecipazione. Questo è lo stadio: del presente e del futuro, assegnerà la Coppa e distribuirà, probabilmente, i «passi» per gli ottavi. Il giorno è questo. Ce ne saranno altri ma questo nessuno potrà dimenticarlo.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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