Neppure stavolta è stato un miracolo, il Napoli nel calcio è un fenomeno stramaledettamente terreno, i meriti vanno ascritti ai diretti protagonisti di un’epoca che verrà ricordata a lungo. La partita più dura è sfrattare i luoghi comuni, ricondurre fenomeni solo apparentemente prodigiosi a spiegazione razionale. Per anni, forse decenni, è stato tirato in ballo San Gennaro a ogni vittoria del Napoli.Almeno fino all’avvento di Maradona, uno che con i santi aveva pochi punti di contatto e nessuna vocazione alla beatificazione celeste. Qualcuno ci ha provato anche con il pio Cavani e il laico Lavezzi, ma è stato clamorosamente smentito martedì notte. Contro il Bayern, la migliore squadra che il calcio mondiale possa esibire in questo momento, è successo di tutto: un gol subito dopo pochi minuti, un rigore negato e uno subito per una svista più che per una errata valutazione, eppure la partita è finita come solo con un’altra grande in campo poteva concludersi. Questo Napoli è difficile da battere per chiunque, diventa possibile neutralizzare anche un tiro libero da 11 metri se in porta hai il portiere più in forma d’Italia. De Sanctis di nome fa Morgan, evoca più corsari e pirati che santi e per una notte è stato il simbolo della resistenza, insieme al gregario Christian Maggio, versione operaia della squadra che di solito si fa rappresentare da un trio di aristocratici campioni.
Mazzarri, alla vigilia, s’era vantato del fatto che in tutta Europa ormai studiassero il suo modulo tattico: difesa a tre, ma anche attacco senza punti di riferimento certi per gli avversari e una prestanza fisica che solo una preparazione fisica particolarmente accurata può garantire. Heynckes, il suo omologo nel Bayern, già prima della sfida aveva definito il Napoli il miglior prodotto del calcio italiano, azzerando in un colpo altri luoghi comuni: la strenua difesa, l’italianissimo contropiede che ora tutti chiamano ripartenza, il non gioco elevato a regola machiavellica per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Non è facile segnare a chi non subiva gol da 70 giorni, o impedire che un attacco definito atomico non continuasse la serie aperta dall’unica leggerezza difensiva. Tutte medaglie da appuntare sul petto per l’allenatore, tutti assegni in bianco da convertire in ricchezza reale per il presidente De Laurentiis che ha riproposto all’Europa ancora una volta il Napoli come la vera alternativa ai superclub che troppo spendono, come il modello di gestione che il calcio primo o poi dovrà arrendersi a seguire per evitare un crac annunciato.
Intorno una folla entusiastica come in Italia non si vedeva da anni, e non è stata solo una questione di numeri: travolgente è stato l’entusiasmo popolare, compostissima la reazione agli episodi non proprio favorevoli, perpetua la carica trasmessa a chi sul terreno combatteva la battaglia sportiva nel nome del Napoli. Senza nessun miracolo, per la più laica delle feste.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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