L’umore di Napoli, così sensibile allo scirocco, s’intorbida; nonostante la notevole impresa in terra lombarda che ha stizzito Allegri le tre sberle di Genova non sono piaciute.
Le sberle, devo dirlo, sono esplose sul volto e sulle gambe ghiacciate del Napoli in maniera imprevista. La squadra aveva dato, sia pure stravolta dai molti mutamenti imposti e non da Mazzarri, ancora una volta, dopo serie del campionato, dimostrazione di validità fino a quando il tecnico utilizza la formazione composta dai nove acquisti di Pier Paolo Marino (De Sanctis, Campagnaro, Cannavaro, Aronica, Maggio, Gargano, Zuniga, Lavezzi, Hamsik) e i due del Presidente, cioè Inler (che sta facendo rimpiangere Michele Pazienza da San Severo di Foggia) e il grandissimo Cavani, regalo di Zamparini all’amico Aurelio De Laurentiis. Appena, invece, Mazzarri mette mano al turno over crolla di schianto. Considerazione questa che ho fatto nei corridoi dell’ATA Hotel a Leonardo Mantovani, al ritorno da un viaggio in Nord Europa alla ricerca di talenti per il Napoli(che stiamo ancora aspettando, Nowotny permettendo!). Non voglio entrare nel merito della gara, pur essendo presente a Marassi, ospite dell’addetto stampa genoano, il giovanissimo dott. Pisano, dopo aver attraversato le innevate Pavia e Voghera. Mi permetto solo dire che, a mio avviso, la partita andava preparata meglio sul piano psicologico. Mazzarri invece, probabilmente sulle euforiche ali dei sei palloni rifilati solo qualche settimana prima al Genoa di Malesani, aveva dato a tutti perlomeno una sensazione di disinvoltura.
Aveva infatti, con una prontezza eccessiva, richiamato in squadra Britos, Dzemaili e Pandev e si era preparato al prestigioso (17 anni dalla morte di Spagnuolo, 30 anni di gemellaggio) e difficile duello con il Genoa, con un disegno di squadra diversa. O almeno aveva questa impressione.
I calciatori hanno una mentalità sui generis. Una mentalità che pretende rispetto, specie quando il dovere risulta lo facciano per intero. La mia enorme stima per Mazzarri prende l’avvio, proprio dalle notevoli dimostrazioni offerte da questo tecnico nel campo di questa necessaria psicologia spicciola. Mazzarri si lega e lega a se la famiglia calcistica che gli viene affidata, con un senso di fedeltà e di riconoscenza che lo mette sempre al sicuro da qualsiasi malrovescio o crisi.
Mazzarri può perdere partite su partite di seguito ma mai accade che venga messa in discussione la sua posizione. Ne deriva, da questo modo di procedere, un accrescimento del suo prestigio personale sensibilissimo. E così succede che il Napoli si ritrovi, dopo tanti trionfi, con il deretano per terra, ma Mazzarri non viene nemmeno sfiorato dalle critiche. Mazzarri si mantiene fedele al gruppo base (quello che gli ha lasciato Pier Paolo Marino), si riporta e lo riporta a galla.
In quanto all’impegno profuso da Cannavaro (infortunatosi troppo presto a Marassi) e co. in Liguria credo comunque non sia il caso di parlarne. Adesso l’impegno con il Siena obbliga al gruppo il superamento del turno, anche per il vantaggio economico che ciò comporta.
Si riapre a Siena, il problema del turno infrasettimanale: Coppa Italia e Champions League accompagneranno gli uomini di Mazzarri che a meno 10 dal terzo posto hanno l’obbligo di gestire bene le energie fisiche e mentali proprio per l’importanza che ha il Campionato per qualunque società
Il calendario ci riserva un insidioso turno casalingo, il Chievo lunedì sera alle 20,45, quindi la trasferta di Firenze. Il Napoli torna in campionato con una sequenza di risultati non proprio strepitosi. E’ lontano da Juve, Milan, Udinese, Inter e deve anche guardarsi le spalle da Palermo e Genoa.
A mio modesto avviso il campionato è, nonostante la netta supremazia di Juve e Milan, ancora aperto. E il Napoli, senza per questo dover favoleggiare di terzo posto, può condurre in porto un girone di ritorno spettacoloso.
Ha il suo equilibrio nella formazione base, nel quale dovrà rientrare, senza turbarlo, Lavezzi; ha le carte in regola per produrre un gioco migliore. Chiarisco che per migliore non intendo più bello ma più scarno. Prima di Genova rilevai, non senza qualche preoccupazione, le insidie di una manovra che mi sembrava frutto di spontaneità e basta. La robustezza del passivo del primo tempo di Genova conferma in me quella perplessità
La compagine di Mazzarri non poteva né doveva prendere tre gol in pochi minuti a Genova. Un corto circuito di tal genere può solo esplodere in un complesso che giochi appunto spontaneo. E si regga sulla disinvoltura e sulla freschezza atletica.
Chi ha uno schema rimedia con quello alla stanchezza, che non escludo sia serpeggiata lassù.
In parole più povere esorterei Mazzarri a rendere meno fluida, pur non alterandone la semplicità, la manovra che sta producendo oggi la squadra. Cioè più sorniona a centrocampo, con un Inler simile al periodo friulano, e rapida e agile in attacco. Dove andremmo più cauti, ad esempio, è nell’arrembante gioco casalingo che sviluppano i pur bravi Maggio e Zuniga. Sulla formazione, l’unica certezza è la presenza di capitan Cannavaro, invece, squalificato con il Chievo e quindi sostituito, penso, da Britos. La speranza, invece, è che si affidi all’organico base, cioè i 9 di Marino e i due del Presidente. Con il Siena si gioca tutto. La Coppa Italia ha assunto un’importanza straordinaria.
Il problema, comunque, insisto nel dirlo, è rendere più scarno e meno brillante il movimento del complesso. Mazzarri può riuscirci con la collaborazione ormai affettuosa che sta riscuotendo dai giocatori.
Appostato a Castelvolturno il Napoli ripensa adesso a superare il turno di Coppa Italia ed approdare al magnifico scenario della finale all’Olimpico con Milan o Juventus ma anche al campionato che va onorato con ancor più impegno. Chievo e Fiorentina sembrano proprio fatte apposta per proseguire la corsa.
NANDO TROISE
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