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Il Napoli accusa: “Così non va bene. Si può perdere, ma non in questo modo”

Dopo l'arbitraggio di Tagliavento il Napoli non ci sta. La sconfitta contro la Juve sta generando un polverone di polemiche

La rabbia ma anche l’orgoglio (ferito): ci sono partite che non finiscono mai, che restano inchiodate nella memoria, che sfilano via nel megaschermo di Castelvolturno, riacceso per capire dove comincino i propri errori e dove restino le cicatrici d’una notte avvelenata e afferrata d’istinto da Aurelio De Laurentiis affinché non rimanessero tracce. «Su ragazzi, ci sono io». La storia (ri)comincia al «novantasettesimo» di Napoli-Juventus, nello spogliatoio affranto, nero in volto e spento «dentro»: 3-1 in bianco & nero, ma ombre che s’allungano e occhi spenti senza un perché.
Uno, due, tre tweet: una serie di messaggi che De Laurentiis spedisce all’universo-calcio, cinguettii amarissimi che però hanno valore (anche) simbolico per Benitez e per Higuain, per quel Napoli che ancora ieri rivede la partita per capire come seriamente sia andata, con l’aiuto della tecnologia. Perché ci fosse stata quella…
Però De Laurentiis scrive e sottolinea e vorrebbe anche andare oltre, avendo in sé immagini nitide che ha già avuto modo di scorgere in tribuna.

COSI’ NO. Il risveglio è un ronzio nella testa, è un passaparola (onesto) nello spogliatoio, è un’analisi che va anche oltre – e serve per corregersi – ma è innanzitutto l’eco di un’accusa che elegantemente Walter Gargano racchiude nell’allusione chiarissima autografata attraverso Instagram: «Senza offendere nessuno, perché possiamo sbagliare tutti, ma proprio così non va bene».
Così, risistemando nel pacchetto del replay, ciò che il Napoli lamenta, almeno quattro capitoli, d’una notte attraversata dagli incubi: il gol in fuorigioco di Caceres, il contatto Buffon-Koulibaly che cancella il pareggio, il retropassaggio di Chiellini al portiere lasciato «impunito» e però innanzitutto l’atteggiamento ritenuto «condizionante» di Tagliavento.

LA RIBELLIONE. Ore undici, lezione di psicologia: perché a questo punto, avendo la Lazio all’orizzonte ed una sfida che vale il terzo posto più di ogni altra, andrebbe dimenticata Madame per concentrarsi su altro, pur sui propri limiti (talvolta caratteriali) che vengono passati al setaccio. Invece, questo è un lamento collettivo (che non vuole rappresentare un alibi, perché alla Juventus viene riconosciuto il valore), una piaga che riconduce a rivedersela per provare a farsene una ragione o almeno a pensare di essere in errore e comunque un replay che lascia stordito il Napoli o almeno roso da una serie di dubbi che inquietano ed immalinconiscono.

IL MONTAGGIO. E quindi, riecco la madre di tutte le partite, con quello che contiene, gli sviluppi tecnici, quelli tattici, le variabili affrontate, le soluzioni dei singoli e le strategia, ma anche – eh sì – le scene che ancora fanno male, quelle che hanno spinto De Laurentiis a caldo a far capire al Napoli che lui è vigile e si ribella e lo fa a modo suo, comunicandolo secondo usi e costumi contemporanei, un po’ alla Gargano che si è svegliato con pensiero fisso, un chiodo o un tarlo o chiamatelo come vi pare.
Certo quello del piccolo mediano uruguiano non è semplicemente un tweet, non una divagazione o un passatempo giovanile d’una mattina da riempire in qalche modo. Piuttosto sembra di più un’implorazione e probabilmente un indice puntato contro e già prima di far ripartire il video: «Senza offendere nessuno, perché possiamo sbagliare tutti, ma proprio così non va bene». Orgogliosamente arrabbiati…

Fonte: Corriere dello Sport
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