Ha lasciato la famiglia prestissimo. Emigrante del pallone a 14 anni per diventare calciatore ad Empoli («Dove ho trovato tutto, anche la donna della mia vita»), come avevano fatto i conterranei Caccia e Montella.
L’opportuno gesto di fiducia di Prandelli ricambiato con il gol alla Spagna, segnato dopo aver dato il cambio a Balotelli. «Il più bello in Nazionale: cinque minuti e avevo già segnato. Ho portato in vantaggio la squadra e scacciato un incubo», ha detto Di Natale, capitano dell’Udinese, così orgoglioso di quella fascia e del legame con il popolo friulano da aver respinto nel 2009 la proposta del Napoli e nel 2010 quella della Juve.
Quel gol, il numero 12 con l’Italia, lo aveva atteso quattro anni. Il 22 giugno 2008 sbagliò l’ultimo rigore nei quarti di finale degli Europei, vinti poi dalla Spagna. «Ho scacciato un fantasma. Un ricordo fastidioso, me lo portavo ancora dentro». Come quello dell’eliminazione ai Mondiali di due anni fa: Di Natale fece gol alla Slovacchia di Hamsik, ma non bastò. Gli azzurri tornarono a casa, nella rivoluzione di Prandelli finì anche lui: fuori dal club Italia nonostante i gol segnati in quella carriera cominciata nelle giovanili dell’Empoli, poi proseguita con le maglie di Iperzola, Varese e Viareggio, fino ad Udine, dove Totò è ’o re. «Vivo in una città a dimensione di uomo e abbiamo ottenuto risultati straordinari, come le qualificazioni in Champions: cos’altro potrei volere?».
A Coverciano, mentre aspettava che Prandelli ne ufficializzasse l’inserimento nella lista dei 23 per gli Europei, Di Natale aveva lanciato un messaggio in quel suo curioso dialetto, un po’ napoletano e un po’ toscano. «Ho quasi 35 anni e potrei ritirarmi dopo il torneo». Ieri, negli spogliatoi di Danzica, dopo aver ricevuto i complimenti anche dal presidente della Repubblica, ha provato a svicolare sull’argomento. «Il ritiro? Riparliamone alla fine degli Europei». Era un pomeriggio così bello per Totò da non poterlo rovinare con una riflessione su quello che deciderà di fare tra poche settimane. La famiglia Pozzo, che governa l’Udinese, non ha dubbi: il capitano è il simbolo, non può andar via così. «Parliamone dopo». Nè sì, nè no. A quasi 35 anni (li compie il 13 ottobre) bisogna cogliere l’attimo e Di Natale aspetta che Prandelli lo confermi giovedì nel match contro la Croazia al posto di Balotelli, che lo ha abbracciato con un sorriso quando è finita la sfida con la Spagna. «Sono felice di aver regalato una gioia agli italiani. Mi rimetto a disposizione di Prandelli: devo farmi trovare pronto quando me lo chiede. Balotelli? Non mi ha detto niente di particolare: stiamo insieme, ci confrontiamo tutti i giorni».
Ai Mondiali del ’90 vi furono le notti magiche di Totò Schillaci. E se ventidue anni arrivassero quelle di un altro ragazzo del Sud che chiamano Totò? Aspetta un segnale da Prandelli, adesso che è protagonista anche con la Nazionale, di cui è stato capitano in una partita nel 2009, quando eravamo ancora i campioni del mondo. «È cominciata bene e non possiamo fermarci». Il piccolo grande Totò non lo ha mai fatto nella sua vita, tra gol e sogni.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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