Sommerso dall’abbraccio di un’intera Nazione: «Eroe Mertens». Stritolato, letteralmente: tutti pazzi, cotti, innamorati persi di Dries. E via di storie made in Belgio: c’è Titus, un bimbo nato dopo il 2-1 che di terzo nome fa Dries; e poi a casa ci sono Jef e Jeanne, i nonni, 180 anni in due e una delle frasi più belle del Mondiale: «Chi l’avrebbe mai pensato di perdere la tranquillità in vecchiaia?» . Il loro telefono, per colpa del nipote, squilla all’impazzata.
LE POLEMICHE. E allora, il giorno dopo. Il più bello della vita sportiva del micidiale attaccante che sa cambiare le partite come pochi altri. «Segnare ai Mondiali è fantastico» . Sì, è tutta un’altra storia, soprattutto se il gol è di quelli con il marchio doc ed è anche decisivo. Una liberazione. E pensare che Mertens, questa Coppa brasileira, a un certo punto pensava addirittura di guardarla in tv. «Colpa di quello che sta accadendo a Napoli» , diceva la critica del suo Paese più o meno otto mesi fa: «Benitez non lo fa giocare e Wilmots pensa di escluderlo dalla lista». Fa sorridere, la cosa.
IL RETROSCENA. Nonostante i fatti abbiano smentito i timori, perché Dries con Rafa è stato tra i più gettonati e tra i migliori, anche lunedì con l’Algeria il Ct belga non l’ha lanciato dal primo minuto. Sollevando polemiche e interrogativi che in Belgio, secondo i media, troverebbero spiegazione in un episodio datato marzo 2013: Mertens prese malissimo una sostituzione nel corso di una partita con la Macedonia di Pandev, lo disse senza mezzi termini in pubblico e Wilmots se la sarebbe legata. Vero? Falso? Chissà. Fatto sta che uno come lui non può fare altro che giocare. Sempre.
IL KILLER. Tutti parlano, insomma, ma lui continua a fare quello che ha già fatto in azzurro: stupire. Inarrestabile e micidiale: questo è Dries il killer, come lo chiamò De Laurentiis un po’ di tempo fa. «Assassino dell’area di rigore», per la precisione, appellativo avvalorato dagli 11 gol in campionato e dai 2 in Coppa Italia, di cui uno in finale con la Fiorentina. Gran giocatore, davvero: uno destinato a crescere e a lasciare ancora molte volte il segno.
IL TIMES. Anche Napoli tutta, dai tifosi al presidente, passando per Rafa, ha celebrato l’uomo del giorno. Ma è soprattutto il Belgio che l’ha definitivamente incoronato: fiumi d’inchiostro e parole, la promozione a eroe nazionale e l’orgoglio di vederlo finanche sulle pagine web del New York Times. E poi, le storie: lui posta una foto dei nonni novantenni, Jef e Joanne, e i giornalisti irrompono nella loro quiete di Lovanio. «Abbiamo festeggiato e mangiato una zuppa». Meraviglia. Come il primogenito della famiglia Tijgat, nato a Gand subito dopo la partita con l’Algeria: si chiama Titus Marouane Dries. Secondo e terzo nome, se non è chiaro, sono quelli di Fellaini e Mertens.
Fonte: Corriere dello Sport
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