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Il Mondiale degli azzurri: Fernandez si conferma, Zuniga che sorpresa!

IL RITORNO. Un anno (dopo) e una storia che ricomincia: dov’eravamo rimasti, Zuniga? Al primo ottobre, all’Emirates, una serata da dimenticare, mica soltanto per il gioco e per il risultato: la danza d’un ginocchio che comincia e un tunnel che sta per inghiottire un «valore aggiunto» di quel Napoli. E’ il primo ottobre ed è una notte buia e tempestosa, è l’ultima di Zuniga, che al mattino ha firmato il rinnovo per il Napoli ed alla sera ne esce, da una porta laterale, che conduce chissà dove. E’ un inferno che non si placa, che incenerisce una stagione intera, perché quando il colombiano rientra – per una manciata di minuti – è già tutto finito. Però c’è il Mondiale, la Colombia ed una reputazione riconquistata in fretta, attraverso quell’assaggio con la Grecia, la dimostrazione di una integrità fisica recuperata: è un altro acquisto, e stavolta di che spessore, perché Benitez non l’ha mai avuto con sé quel difensore che sa stare a destra e a sinistra, non se lo è mai potuto godere per davvero. E’ un rinforzo, Zuniga, e di spessore assoluto: quelli che, in assoluto, ti cambiano il volto di una corsia e talvolta di una squadra; l’esterno basso che gioca in scioltezza sia da una parte che dall’altra, che sa fare persino il cursore tra le linee, che dà qualità ed equilibrio. E’ un affare da tre milioni d’euro (d’ingaggio) e però a costo zero: perché Zuniga ha messo assieme, nell’anno consumato in infermeria, appena sei presenze (e 411 minuti) in campionato e due partite (e 180 minuti) in Champions.

CHE FLUIDIFICANTE . C’era ma era come se non ci fosse. Ha divorato la sua fase iniziale nel dubbio vado alla Juve o resto, poi ha scelto Napoli, poi ha dovuto trovare l’accordo e quando ha rinnovato sino al 2018 ha avvertito un dolorino ad un ginocchio, si è operato ed è scomparso. Chi l’ha visto in tv, sa che ha margini di miglioramento; chi l’ha visto in passato, sa che può dare spinta impetuosa e contribuire ad elevare il tasso tecnico d’una squadra – il Napoli – che ha tratto giovamento in passato da quell’indiavolato che va su e giù e travolge gli avversari; poi sa pure fare la fase difensiva ed ora che c’è Ghoulam a sinistra può formare una coppia tatticamente evoluta.

MADE IN SUD AMERICA. E’ Zuniga la sorpresa del Mondiale in salsa partenopea, lui più di Fernandez, che con l’Argentina se l’è pure sbrigata nella difesa a tre – ritenuta a lui indigesta da Mazzarri – e che poi s’è divertito di più quando la linea della retroguardia s’è ricomposta a quattro. Fernandez era già titolare della Nazionale di Sabella, lo era persino quando non trovava spazio in maglia azzurra: rappresenta una certezza di quel team che punta alla conquista del titolo e lo è diventato pure per Benitez, provvedendo attraverso la sua annata rimarchevole a stravolgere le gerarchie e persino a spostare le esigenze del mercato difensivo, ormai ridimensionate.

ECCOLI. E’ un Mondiale che in qualche modo contribuisce ad offrire energia fresca, ad alimentare l’autostima del Napoli, che osserva l’effetto-Higuain sull’Argentina, che gradisce questa spruzzata d’ulteriore «internazionalizzazione» nel curriculum vitae d’ognuno di quei protagonisti, parte integrante del progetto. Però è Zuniga che irrompe prepotentemente sulla scena e sposta sensibilmente l’attenzione su di sé: l’uomo invisibile è tornato.

Fonte: Corriere dello Sport
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