MILAN, SFIDA ACCETTATA E PERSA – Molti hanno intuito che il Napoli va in difficoltà contro chi si chiude bene e aspetta. In campionato, persino Juve e Roma hanno vinto giocando come quelle “provinciali” con cui gli azzurri hanno lasciato diversi punti per strada. Ma vale anche il discorso contrario: chi arriva a Napoli per giocarsela, spesso paga dazio, e lo hanno scoperto club blasonati come B. Dortmund, Arsenal, Inter e ora Milan. I rossoneri si sono presentati al San Paolo con un assetto votato alla sfida a viso aperto, non hanno pensato a difendersi, hanno accettato il rischio del bel gioco senza proporre l’anticalcio che spesso in Italia si cerca per fare risultato. E ne sono usciti sconfitti, per giunta travolti dai padroni di casa, arrembanti e straripanti, tanto che il 3-1 va stretto al Napoli.
SEEDORF, CORAGGIO E IMPRUDENZA – I complimenti a Seedorf finiscono là dove inizia un suo errore madornale: va bene presentare una squadra propositiva, ma si sa che al Napoli non si possono concedere spazi. E invece il suo Milan, per quasi tutti i novanta minuti, è stato in campo con una formazione troppo lunga e troppo “larga”, ovvero reparti scollati e, in ciascuna zona del campo, giocatori troppo distanti fra loro. Manna dal cielo per Mertens e compagni, che dell’aggredire gli spazi fanno il loro mestiere. Fatto sta che dopo una forte pressione del Napoli fin dal fischio d’inizio, il Milan, schiacciato, ha trovato un contropiede pazzesco con un assolo di Taarabt, la cui splendida rete al 7′ ha premiato un’altra scelta coraggiosa dell’esordiente allenatore olandese, quella di schierare subito i due nuovi acquisti (il marocchino ed Essien). Seedorf ha azzardato anche uno schieramento piuttosto sperimentale: 4-2-3-1 sì, ma con Abate nel tridente avanzato, a raddoppiare sulla destra le discese di De Sciglio. Mossa ingegnosa quanto infruttuosa, sia perché Ghoulam ha controllato entrambi senza troppi affanni (aiutato da un ottimo Insigne), sia perché la posizione di Abate ha finito per isolare Robinho e Taarabt, e lo stesso Balotelli. E troppi esperimenti non si possono fare in casa di una squadra come il Napoli, capitata pure in ottima forma e col dente avvelenato per le ultime sconfitte.
NAPOLI PREPOTENTE – Incassato lo 0-1, tempo un minuto e il Napoli è tornato a invadere la metà campo rossonera, tanto che il pareggio doveva per forza arrivare, ed è arrivato dai piedi di un Inler che con Jorginho accanto si è ritrovato. Il resto del primo tempo è stato un assedio: due occasioni per Mertens, due per Hamšík, una per Higuaìn, un palo di Maggio e un colpo di testa fuori di poco per Insigne, su cross ancora di Mertens. All’intervallo un 1-1 che non ripagava per niente Benitez e i suoi, bravissimi anche nell’intenso pressing alto e in una difesa attentissima al centro su Balotelli. Nella ripresa, di nuovo dai piedi di Inler è arrivato presto il 2-1: gran lancio, perfetta incornata di Higuaìn. Il Milan ha abbozzato la reazione, aprendo però nuove praterie fra le maglie larghe del suo schieramento e spianando la strada per il 3-1 firmato ancora Higuaìn. Nel finale, ottimi i cambi di Benitez orientati a gestire il risultato ormai acquisito, soprattutto quello Behrami-Hamšík che ha dato molta densità al centrocampo azzurro che è diventato invalicabile, con tre uomini in interdizione. Invalicabile fino al fischio finale, anche grazie a un paio di belle parate di Reina.
MOLTE GIOIE PER BENITEZ – Spicca la qualità del gioco azzurro e l’atteggiamento autoritario con cui il Napoli si è imposto e ha meritato di vincere. Tutto favorito, come si è detto, dalla tattica suicida del Milan. Ottima performance per Inler, bravo a tenere alto il baricentro e decisivo in due delle tre reti; splendido anche Mertens, spesso vicino al gol e sublime in certe giocate no-look sulla tre quarti; ammirevole Insigne, tanta corsa e disponibilità al sacrificio aiutando Ghoulam a sinistra; esemplare anche il duo difensivo, davvero lodevole per molti interventi puntuali e grintosi. Su tutti spicca Higuaìn con la sua doppietta e la sua capacità di contribuire all’azione, dispensando anche assist. Piccola pecca, l’incertezza della linea difensiva sul gol di Taarabt, a riprova che Benitez ancora non ha trovato un antidoto per arginare la trequarti avversaria e impedire i tiri da fuori area dei rivali. Chiedere alla difesa di giocare un po’ più alta sarebbe una soluzione possibile, ma forse rischiosa. Intanto il tecnico può consolarsi con tutto il resto che è andato benissimo: tecnica, velocità, carattere, singoli e collettivo.
Lorenzo Licciardi
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