E adesso l’obiettivo è poter giocare mercoledì sera contro il Napoli. Le previsioni del tempo, sotto questo aspetto, non aiutano dato che su Roma è prevista pioggia per almeno altre 36 ore. Il terreno dell’Olimpico, ieri, non ha retto e la partita è stata sospesa: si riuscirà a tornare alla normalità in tempo utile per giocare la semifinale d’andata contro i partenopei? Il dubbio c’è e, sulla base di quanto accaduto nel pre Roma-Parma, è legittimo. Perché nonostante il campo fosse stato protetto dai teloni, l’arbitro De Marco dopo 8’07” di gioco è stato costretto a interrompere lo spettacolo e a mandare le due squadre negli spogliatoi. Impossibile continuare, a suo giudizio, per l’impraticabilità del terreno. E anche per salvaguardare l’incolumità dei calciatori, visto il precario stato del campo.
TELONI DA GIOVEDÌ
E, una volta archiviata (momentaneamente) la sfida, ci si è chiesti se era stato fatto realmente tutto per evitare di dover arrivare alla sospensione. Va ricordato che la gestione dell’Olimpico, terreno di gioco compreso, è affidata a Coni Servizi Spa, una società, partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia, operativa di tutte le attività del Coni. Secondo quanto riferito, i teloni sono stati messi sul terreno dell’Olimpico nella giornata di giovedì, cioè con largo anticipo rispetto all’avvenimento anche per salvaguardare una parte del campo che era stata rizollata pochi giorni prima. Intorno alle 13,30, ieri, gli addetti hanno cominciato a togliere i teloni, ma osservando le operazioni si è avuta immediatamente la sensazione che le condizioni del terreno non fossero buone: impressionante la massa di acqua che si era accumulata sui teloni e che, a fatica, veniva portata oltre la linea del fallo laterale. Il tutto mentre sullo stadio Olimpico continuava a piovere in maniera molto forte (35-40 mm orari). Via tutti i teloni poco prima dell’ingresso in campo delle due squadre per il riscaldamento: Roma e Parma (e gli arbitri) hanno cominciato a correre sull’erba, evidenziando un numero infinito di piccole, grandi pozzanghere. E pensare che lo stesso terreno dell’Olimpico, nel febbraio del 2012, non aveva impedito lo svolgimento di Italia-Inghilterra di rubgy nonostante l’abbondantissima nevicata che aveva messo ko la capitale. Neve no, acqua sì. Ieri sera è continuato il drenaggio del campo, utilizzando una macchina speciale, la vertical drain, inoltre si è provveduto a un trattamento con prodotti tensioattivi in grado di migliorare il primo assorbimento e poi, ovviamente, a coprire di nuovo il terreno. Sempre con lo sguardo, preoccupato, rivolto all’insù.
E, una volta archiviata (momentaneamente) la sfida, ci si è chiesti se era stato fatto realmente tutto per evitare di dover arrivare alla sospensione. Va ricordato che la gestione dell’Olimpico, terreno di gioco compreso, è affidata a Coni Servizi Spa, una società, partecipata al 100% dal Ministero dell’Economia, operativa di tutte le attività del Coni. Secondo quanto riferito, i teloni sono stati messi sul terreno dell’Olimpico nella giornata di giovedì, cioè con largo anticipo rispetto all’avvenimento anche per salvaguardare una parte del campo che era stata rizollata pochi giorni prima. Intorno alle 13,30, ieri, gli addetti hanno cominciato a togliere i teloni, ma osservando le operazioni si è avuta immediatamente la sensazione che le condizioni del terreno non fossero buone: impressionante la massa di acqua che si era accumulata sui teloni e che, a fatica, veniva portata oltre la linea del fallo laterale. Il tutto mentre sullo stadio Olimpico continuava a piovere in maniera molto forte (35-40 mm orari). Via tutti i teloni poco prima dell’ingresso in campo delle due squadre per il riscaldamento: Roma e Parma (e gli arbitri) hanno cominciato a correre sull’erba, evidenziando un numero infinito di piccole, grandi pozzanghere. E pensare che lo stesso terreno dell’Olimpico, nel febbraio del 2012, non aveva impedito lo svolgimento di Italia-Inghilterra di rubgy nonostante l’abbondantissima nevicata che aveva messo ko la capitale. Neve no, acqua sì. Ieri sera è continuato il drenaggio del campo, utilizzando una macchina speciale, la vertical drain, inoltre si è provveduto a un trattamento con prodotti tensioattivi in grado di migliorare il primo assorbimento e poi, ovviamente, a coprire di nuovo il terreno. Sempre con lo sguardo, preoccupato, rivolto all’insù.
Fonte: Il Messaggero
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