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Il mercato azzurro entra nel vivo. Stretta per Strinic, si punta Vlaar

E DUE. Poi, si vira a sinistra, l’altro spicchio di terra da arare, destinata a Ivan Strinic (27), prossimo alla scadenza con la Dnipro, mancino che fa la fascia su e giù, che ha una rilevante esperienza internazionale (trentatré presenze in Nazionale, per gradire) e che può presentarsi a Castelvolturno immediatamente dopo le vacanze di Natale, cioè quando serve. Perché tra un po’, giusto il tempo d’una settimana, Ghoulam sarà costretto a salutare, dovendo partecipare alla coppa d’Africa: resterebbe soltanto Britos, che è un centrale di vocazione, e significherebbe convivere con l’emergenza.
OH YES. Strinic piace, e da un bel po’, ha la benedizione di Benitez, può costituire l’innesto a presa rapida in una squadra che ha dovuto fronteggiare l’ennesimo infortunio di Zuniga: ma quando si comincia a trattare, anche con chi ormai non ha più legami formali con il proprio (ex) club, spuntano procuratori e intermediari che avanzano richieste. E’ il para dosso del calcio moderno, si chiamano commissioni, rappresentano una spesa, talvolta anche esagerata. Però si procede, avendo percezione delle difficoltà che verrano, e volendo superarle di slancio, a costi comunque ragionevoli.
ATTENZIONE. E se per caso qualcuno pensi che sia finita, si adegui: è da parecchio che il Napoli ha fatto un viaggetto in Inghilterra, per avere informazioni di prima mano su Ron Vlaar (30), difensore olandese di stanza all’Aston Villa, un corazziere che garantisce non soltanto solidità ma anche padronanza nella difesa a quattro, messa a soqquadro dagli errori di Koulibaly e da un Albiol distantissimo da se stesso; poi c’è Britos, che il 30 giugno si libererebbe (lui con Maggio e con Mesto) e che dunque va valutato. Però quel Vlaar ha un suo perché, ha conoscenze delle dinamiche sulle coperture preventive, ha un suo respiro internazionale e quando verrà l’estate si potrebbe reclutare a parametro zero. La tentazione è nata ed è rimasta lì, attuale: meglio provvedere prima, quindi adesso, perché il tempo è un galantuomo ma le ferite sono lì, aperte…
Fonte: Corriere dello Sport
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