La porta del cancello di ingresso è sbarrata, chiusa a doppia mandata da una catena, guarda caso azzurro Napoli. Come se qualcuno avesse voluto custodire la storia dietro alle inferriate arrugginite. Il luogo in cui Maradona e compagni si organizzavano per portare il marchio del calcio nostrano fuori i confini italiani. Oggi è desolante lo spettacolo che si presenta alle spalle delle cancellate. Un centro di accoglienza per clochard e c’è anche un pitbull marrone a fare da guardia all’ingresso principale, che ha sostituito il vecchio Rocky, un pastore tedesco che fino a pochi anni fa era l’unico a vivere in quei terreni. Sulle scalinate, andando verso le stanze dei bottini e verso i vecchi spogliatoi, c’è il rischio di inciampare ad ogni passo. Ci sono schermi televisivi a tubo catodico abbandonati per terra, scale di legno utilizzate probabilmente per arrampicarsi ed eludere cane e catene, tubature, pezzi di porte, carcasse di sedie. Ma la cosa più agghiacciante ce la raccontano Umberto e Giuseppe Berlucchi, due fratelli residenti proprio accanto al centro Paradiso, il vecchio campo di allenamento del Napoli:
«Da quando è stato abbandonato, oltre al prato distrutto, barboni e cani ci sono continui raid di babygang, che indisturbate la notte entrano e distruggono quel poco che è rimasto».
La devastazione è stata completata proprio negli ultimi giorni. Le bande della zona hanno potato via ogni cimelio, quei pochi che timidamente erano sopravvissuti agli sciacalli della prima ora. Un tempo lo stemma societario del Napoli era aggrappato quasi per disperazione alla vecchia stanza della presidenza, ma è sparito nel nulla. Il campo di allenamento è una giungla. Hanno rubato persino le porte. Il gusto della distruzione ha portato i vandali a smontare gli spalti sediolino dopo sediolino. La sala dei trofei, dove un tempo venivano custodite le reliquie come paramenti sacri – coppe Italia, supercoppe, la coppa Uefa – adesso è vuota, sporca, ci sono solo sedie spezzate e pezzi di intonaco tutt’intorno. Gli spogliatoi smontati pezzo dopo pezzo; tubature, piatti delle docce, lavandini, i vandali hanno scardinato tutto. L’unica cosa rimasta è la vecchia moquette negli uffici del presidente. Ma la storia non si ferma davanti a un cancello, alla ruggine, al degrado e all’abbandono. Un nostalgico anziano tifoso, affacciato al suo balcone di via Vicinale Paradiso, nell’afa di fine agosto, ammette sommessamente:
«Rimarranno soltanto i ricordi dei tempi andati e l’eco dei palleggi del più grande giocatore di sempre».
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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