Massimo Corcione per “Il Mattino”
“Infatti, 569 sono i milioni di euro che lo sceicco Mansour ha speso nelle ultime quattro stagioni per rinforzare il Manchester City e lanciarlo alla conquista della premier e dell’Europa. Un muro d’oro che almeno in Champions s’è sgretolato per lasciar passare il Napoli costruito da De Laurentiis e plasmato da Mazzarri a propria immagine e somiglianza. Senza sprechi milionari, senza ingaggi da nababbi e senza capricci da primedonne. Se oggi società e squadra sono additate a esempio di sana gestione finanziaria e di perfetta armonia tecnica, l’obiettivo più importante è stato centrato. E’ stata restituita credibilità a un club che l’aveva dilapidata, precipitando nel punto più basso, neppure immaginabile per chi solo qualche anno prima si sentiva in cima al mondo con il più grande di tutti.
Questo Napoli ha fatto anche meglio di quello di Maradona: gli ottavi di finale nel ’90-’91 furono conquistati dopo una doppia sfida con i modesti ungheresi dell’Ujpest, questa volta sono arrivati dopo un girone (e sei partite) che comprendeva le squadre più forti di Germania e Inghilterra e la rivelazione spagnola degli ultimi anni. Un girone che, dopo il sorteggio di agosto, nessuno s’azzardò a definire abbordabile. Proibitivo fu l’eufemismo usato per non dire impossibile. Invece la qualificazione è stata resa possibile dalla forza della squadra più che dei singoli. E ora comincia il tempo dei calcoli e dei pronostici: meglio trovare ancora una forte rivale oppure consegnare alla fortuna il messaggio di scegliere finalmente un po’ di pace con un avversario più comodo? Deciderà il sorteggio di venerdì prossimo a Nyon, certamente il campionato non può essere disertato, abbandonato. L’entusiasmo europeo va riciclato come propellente ideale per una rimonta ancora realizzabile. Il momento va vissuto intensamente, l’unico antidoto alla noia.
Vedere Aronica combattere alla pari con i campioni che qualche stagione fa tutt’al più incrociava sull’album delle figurine, assistere a una standing ovation per Grava è la vittoria della democrazia applicata al pallone, anche se l’ultimo atto della promozione porta la firma di Inler e di Hamsik, non proprio due proletari. Addirittura regale il comportamento di Lavezzi, la ribalta europea lo ha finalmente valutato come campione assoluto, come risorsa supplementare in grado di modificare l’andamento di una partita e in genere di una stagione. Una squadra così può sopportare pure l’eclissi per una notte della stella Cavani. A dosare gli equilibri ci pensa il maestro Mazzarri, l’allenatore che diventa psicologo quando s’accorge che è bloccata la mente dei suoi giocatori, più delle gambe. Si danna in panchina, si dispera quando vede che il facile si fa difficile, costringe l’arbitro ad allontanarlo, sembra quasi una resa, e invece il giorno dopo rivela che era solo un elettrochoc, la scossa che ha rimosso il blocco. Gli è costato gran fatica, alla fine era più stanco di Maggio che in partita fa più chilometri di un maratoneta. E’ successo spesso che una squadra avesse bisogno di uno schiaffo per reagire, ancor più importante che lo schiaffo partisse dall’allenatore, lo stregone Dan Peterson vi ha fatto ricorso più volte nel basket, teorizzando l’efficacia della mossa. A Mazzarri è riuscita, ma i suoi meriti li ha conquistati sul campo, soprattutto su quello d’allenamento. Nel laboratorio di Castel Volturno si prova il futuro. Più dei milioni di uno sceicco, servono le idee di italiani veri. La fantasia è tornata al potere”.
