Un anno da Lorenzo Insigne. Iniziato tra le stelle, proseguito lambendo la polvere e cadendo nel fango di un lungo periodo senza fare gol e concluso con una risalita che nelle ultime settimane si è fatta straordinaria. Del resto non è facile vivere dentro l’ottovolante chiamato Napoli. Non è Pasqua, ma è la vigilia di Natale: ma è sempre bello poter ammirare una resurrezione. Il ragazzo di Frattamaggiore ha sorriso e litigato, gioito e sofferto: le cadute devono fare molto male, perché uno non si screpola solo le ginocchia. E risalire dev’essere ancora più duro, soprattutto per chi vuole essere profeta in patria. Lui però ha sempre mantenuto lo sguardo limpido nei sette mesi senza uno straccio di rete. E una convinzione: «Prima o poi tornerò a segnare». Ed eccolo allora che nell’ultimo mese di campionato ha segnato ben 5 gol: ovvero l’intero bottino degli undici mesi precedenti. In totale sono 10 le reti realizzate da un giocatore che Sarri non ha mai messo da parte, neppure quando la porta era per lui una specie di miraggio. Tranne che in cinque occasioni (e solo in una non è sceso in campo neanche per un minuto) Insigne ha sempre giocato titolare in questo Napoli: 19 volte su 23, per l’appunto. E le convinzioni di Sarri non si sono mai scalfite neppure quando Insigne qualche scappellotto pure lo meritava: ovvero nei momenti dei cambi e delle lamentele.
A Firenze è stato come rovedere il vecchio Insigne, sempre più padrone di quella porzione di campo che il tecnico toscano gli ha assegnato in dote. E il suo gol «alla Del Piero» ma anche un po’ simile alla maledetta di Pirlo lo riconsegna tra i grandi talenti da preservare del calcio italiano. Un destro, il suo, che pareva non dover mai smettere di girare e che ha concluso il suo volo all’incrocio dei pali. Mai come l’altra sera al Franchi, un incrocio del destino. Perché il 24′ minuto di Fiorentina-Napoli non sarà mai un minuto qualsiasi per Insigne. Il 9 novembre di due anni fa, in quel minuto fatale si ruppe il crociato anteriore del ginocchio destro iniziando un calvario che si è concluso solo dopo 125 giorni. In quello stesso istante, ha costruito una di quelle opere degne di una città d’arte come Firenze, un gol che può tranquillamente essere esposto al museo degli Uffizi. E il minuto è lo stesso di quello in cui il ginocchio ha fatto crac: il 24esimo. Che è peraltro il numero della sua maglia. Più destino di così. Un destro che parte proprio da un punto del terreno di gioco del Franchi distante una manciata di metri dal luogo esatto dell’infortunio. Venticinque mesi dopo cambia tutto: la scena, le emozioni, i volti. Il destro di Insigne funziona alla meraviglia e Lorenzo realizza un gesto magistrale. Un tiro di forza, sì, ma non troppa. Perché in conclusioni del genere conta più l’effetto iniziale e la precisione che la potenza. E allora ecco che il pallone finisce nell’angolino alto più lontano da Tatarusanu. Un gol alla Del Piero, si diceva una volta. Ma ora è un gol alla Insigne.
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