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Il Mattino – Tony Iavarone: “Poveri ma belli si può sognare”

 Una cappa di emozione grava sull’Etihad Stadium, appena lo svedese Eriksson fischia l’inizio. La senti, la avverti, viene tutta dallo spicchio di tribuna riservata ai tifosi napoletani e si trasmette ai giocatori in campo, che appaiono contratti e nervosi: 21 anni per arrivare fin qui non sono uno scherzo. Nel primo tempo il City si specchia nella sua magnificenza, ma produce poco. L’ispiratore è Silva, intelligente nel cercare i compagni con palloni bassi, mentre Aguero (in ombra) insiste sui cross alti e pur con Dzeco in prima linea difettano i colpitori di testa. Tuttavia la squadra possiede equilibri precari, anche perché più di un «citizen» non è in serata. Il Napoli colpisce in contropiede, potrebbe anche segnare (traversa di Lavezzi), ma la compagine è come spezzata in due, il Manchester la grazia e le consente di ritrovarsi. Un altro Napoli si presenta ad abbrivio di ripresa, rispetto a quello timido visto nei 45 minuti d’avvio. Mazzarri imposta il gioco sul lancio lungo per le ripartenze e per gli affondo di Lavezzi e quindi fa avanzare il baricentro per non subire la pressione inglese. Può funzionare. Allentare significa non giocare col cuore in gola, ed è quello che succede all’Etihad Stadium, anche se Mazzarri la imbottisce di centrocampisti e difensori. È Cavani che regala l’illusione della vittoria, è Kolarov a pareggiare. Finisce bene, finisce così.
Le partite di Champions sono terreno scivoloso. È come se gli dei del calcio si divertissero a rimescolare le carte in tavola e i valori acquisiti. Altrimenti, sarebbe troppo agevole profetizzare che il Bayern, essendo considerato di «prima fascia», è solo per questo favorito. Come il milionario Manchester e di giù a scendere il Villareal. Ma nella realtà la logica non è così incontrovertibile. Basti pensare a questo debuttante Napoli che alla prima partita ha quasi fatto saltare il tavolo dei pronostici. Gli azzurri diventano la possibile sorpresa. Bene, avremo qualcosa in più su cui ragionare. Finalino sull’emblematico Gargano: addirittura vicino alla cessione, poi riserva, da ieri ha tutti i crismi per ridiventare titolare inamovibile e carismatica anima calda del Napoli.

La Redazione

A.S.

Fonte: Il Mattino

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