Napoli-Juve non s’è giocata e, se le parole pronunciate in sedi ufficiali sono improntate alla saggezza della decisione, le reazioni sostanziali – quelle che vengono dalla parte juventina – sono ben altre. Siamo pratici, sforziamoci di essere comprensivi. Si sa che tutto era già pronto per la partita e che il non decidere avrebbe creato (forse) problemi di ordine pubblico. Ma è ridicolo pensare che sarebbe stato giusto ignorare quanto stava accadendo e, soprattutto, i seri pericoli che gravitavano intorno al match.
Le schermaglie
Dal suo punto di osservazione, la Juve ha ritenuto invece che sussistessero le condizioni per scendere in campo, almeno per quanto è trapelato dal ritiro della squadra, un lussuoso hotel del corso Vittorio Emanuele da dove non si intravedevano i segni nefasti del nubifragio, ma soltanto cielo con schiarite. La schermaglia tra le due contendenti s’è poi spostata sul fronte delle date: il 29 novembre, hanno chiesto i bianconeri appellandosi alla regola della prima data utile, il 15 dicembre, hanno sostenuto quelli della sponda partenopea che temono i troppi impegni ravvicinati di questo mese, ovvero: Lazio, Manchester City e Atalanta. Ma usciti da questa sorta di battaglia di posizione ci si accorge che il calcio sta altrove, soprattutto nei timori e nelle speranze dei tifosi che ieri erano lì, ad attendere un segnale di riscatto del Napoli dopo la sconfitta di Catania e quella meno amara di Monaco di Baviera. Già, ma dove può arrivare la Mazzarri band?
Il futuro
Sinora è arrivata lontano col temperamento dove non ha potuto con una panchina che offre poca qualità. Avrebbe bisogno, per esprimersi al meglio, dei tre tenori al massimo e degli altri 10 titolarissimi continuamente tirati a lucido. Superando i limiti nell’ultima stagione, ora rischia l’effetto usura. In attesa dei recuperi di Pandev e Britos i cambi, almeno per adesso, non si sono rivelati di grande efficacia. Lascia perplessi la mancanza di un’alternativa di peso a Cavani in zona gol, essendo Pandev una seconda punta. Questo costituisce il difetto principale. Per tenere in fresco il sogno, occorrerebbe superarsi: e forse nemmeno questo sforzo potrebbe bastare. Il problema è che Mazzarri dispone, rispetto alle competitrici più accreditate, d’una rosa non meno vasta ma nella quale il divario tra titolari e riserve appare più marcato. Ed è grazie alla sua guida che il Napoli non è più, o non solo, un gruppo di notevole personalità, ma una squadra matura, lucida, che sa quello che vuole e come ottenerlo. Se qualche dubbio aleggia, riguarda dunque il numero e la qualità dei rincalzi. Senza dimenticare che la formazione napoletana rimane in corsa in Europa, sarà tutto più chiaro dopo lo scontro con la Juve, a fine mese o quando sarà. Costretta a giocare sempre con gli stessi, la Mazzarri band rischia seriamente di arrivarci, per gli impegni ravvicinati, col fiato grosso. Se andrà così, si accenderanno molti fuochi dietrologici e, purtroppo, non solo tra i tifosi più accaniti.
La Redazione
A.S.
Tony Iavarone per Il Mattino
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