Il punto di Tony Iavarone:
“Sono tornati i gol per tutti, non tantissimi (21), ma il Napoli ha rischiato di non segnare quello del pari, un 1-1 a Novara acciuffato per i capelli a qualche minuto dalla fine. Pandev ha portato a tratti la sua qualità tecnica, senza però risolvere un problema che è più di uomini che di gioco. In questi casi, si guarda sempre con occhio grave l’allenatore, è inevitabile e a volte, perfino, sensato farlo. Ma parlando del Napoli, c’è poco da essere severi con Mazzarri che ha messo su una squadra leggera e abbastanza organizzata, tuttavia senza giocatori che abbiano in testa la porta. Sono tutti buoni iniziatori di gioco, tuttavia non c’è nessuno che finalizzi. È chiaro poi che senza segnare, si perde anche quanto di positivo può emergere dalla manovra.
Peccato perché il Novara era l’avversario giusto per cambiare passo in classifica: fino a ieri ventiquattro gol subiti, mai una partita terminata senza arrendersi agli attaccanti avversari. Invece col Napoli non è andata così. Purtroppo in questo momento del campionato gli errori si rivelano più decisivi delle prodezze. Eppure l’allenatore, al netto della prestazione disastrosa di Novara, aveva provato a trasfondere l’esigenza di voltare pagina – secondo un disegno studiato da settimane e che molto lo stuzzicava – perché la rimonta in classifica valeva bene una mossa, o anche due.
Sono quelle che l’allenatore ha ruminato sino a dopo la grande vittoria con il Villarreal. Quando uno dei tenori (ieri Cavani) non realizza acuti, tutto l’assetto ne risente. La mossa, allora, consiste nell’incrementare il potenziale di fuoco per innalzare la quota gol: dunque, premesso che Cavani resta l’attaccante principe e che Hamsik si conferma il centrocampista d’eccellenza e da doppia cifra, al Napoli occorre un altro calciatore da dieci e più reti. Ecco l’innesto Pandev e l’idea tattica per rivitalizzare l’attacco. Ma, pur manovrando molto, le punte si sono rivelate troppo lente e slegate. Insomma, c’è molto da lavorare e tanta strada da fare.
Il primo tempo è stato praticamente buttato via, solo un bel colpo di testa di Maggio che di pochissimo non mette a fuoco la porta. E poi ancora affanno, ancora la strada in salita, il risultato da inseguire. È molto forte il sospetto che questa squadra non sia ancora così forte da poter risalire la china e raggiungere la vetta. Anche pareggiare col Novara, che ha fatto la sua onesta partita, perché non ci teneva a chiudere con un’ennesima sconfitta, è stata una faticaccia. E ancora bisogna dire grazie a De Sanctis, che ha salvato il risultato su Gemiti.
Aspettando la Juve, delle tre grandi, e imperfette, chi sta meglio è l’Udinese. Il 2-1 di Siena pesa più del 2-3 di Lecce-Lazio. Per il primo posto bisogna aggiungere un posto a tavola per Guidolin: al Friuli s’è vista la partita più bella e anche la squadra più in forma (2-1 a un Chievo sorprendente). Dispone di molteplici varianti tattiche, l’allenatore veneto, che può permettersi di far segnare l’Udinese senza chiamare in causa solo gli attaccanti: in gol c’è andato Dušan Basta, terzino serbo. Se l’imperfezione del Milan (2-2 a Bologna e una selva oscura di errori arbitrali) risiede nel non chiudere la partita, rischiando poi di perderla e rimettendosi in salvo anche per alcune strambe iniziative di Rocchi, la perfezione dell’Udinese consiste nel proprio serbatoio. La benzina non finisce mai, dopo un discreto primo tempo con qualche guizzo di Di Natale, secondo tempo ventre a terra, Pozzo può essere soddisfatto del carattere della squadra, della sua vocazione a soffrire (non è una novità), e soprattutto del gioco”.
La Redazione
P.S.
Tony Iavarone per “Il Mattino”
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