Un ritornello conosciuto, ovvero Jovetic a svariare – come al solito – da levante a ponente, infaticabili poi le due «spine» – Cerci e Vargas – che hanno fatto sanguinare la difesa dei padroni di casa, costretta a farsi proteggere da una linea mediana schierata bassa per evitare micidiali uno contro uno: ciò anche per le ripetute incursioni dei centrocampisti Montolivo e Lazzari. Insomma, gli azzurri si sono sentiti schiacciati e in crisi di efficienza.
Il Napoli fornisce spesso l’impressione d’una certa sofferenza difensiva che lo induce a lasciarsi chiudere in area, dove qualcosa di casuale può sempre succedere, anziché scegliere una barriera alta. Ma, per imprimere questo ritmo, occorre una padronanza di palleggio che non costituisce una qualità degli azzurri. Il lancio lungo, difesa-attacco, è fin troppo usato. Certo, non bisogna fare del possesso palla un totem, ma bisogna ammettere che molte squadre sanno far circolare il pallone meglio del Napoli. Perfino il Chievo, che non è una potenza del calcio, quattro giorni fa in occasione del discusso ko.
È chiaro che, per effetto d’una partenza del genere, il Napoli poteva solo soffrire, e l’incubo si trascina per oltre venti minuti, finché qualche affondo di Zuniga illude che la serata può ancora cambiare. Nella seconda frazione di gioco, in effetti, l’attacco oserà di più. Ma sono tentativi velleitari che s’infrangono contro il bunker fiorentino.
Insomma, il Napoli era convinto di avere un ottimo centrocampo e un implacabile attacco, in aggiunta ad una difesa appena sufficiente. Ma la fatica degli incontri ravvicinati pesa e si abbatte sui settori meno abbondanti di alternative. Se qualche dubbio c’era riguardava il numero e la qualità dei rincalzi, perché non bisogna dimenticare che il Napoli è in corsa in Europa. Sarà dunque tutto più chiaro già da dopodopomani contro il Villareal, perché questa squadra è costretta ad avere il fiato grosso, sempre e comunque.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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