Di voglia ne abbiamo poca, di commentare la partita, e la voce se n’è andata giù, come il cuore, sotto i piedi. Come diciamo qui: Nun teng’ genio e parlà, nun vuless’ parlà cchiù. Forse non è giusto dirlo, ma se ti senti svuotato e triste non c’è giustizia che conta, ti senti così e basta. E ci abbiamo sperato, sì, ci abbiamo sperato un giorno sì e l’altro anche, insensati e ragionevoli, arrabbiati e entusiasti, perché se non speri nell’impossibile che cosa mai resta della magia del calcio? Ci credi, ci credi anche quando sai che non c’è una vera ragione per crederci, e mentre dici che non ci credi perché non è ragionevole farlo, qualcosa dentro si ribella, e un attimo dopo stai sperando ancora, e ci credi di nuovo. E alla fine li saluti, i calciatori della tua squadra, anche se hanno perso e il sogno è svanito.
Su uno striscione stava scritto: «Si accettano miracoli». E tu quello striscione lo capisci fino in fondo al cuore, ed è come se lo avessi scritto tu: eppure qualcosa dentro di te a quella frase si ribella. Perché quella frase serve per non crescere, e serve a chi straparla e blatera per continuare a promettere la luna per poi vendersi chi potrebbe aiutarti ad andare su quella luna. Sono ragionamenti irrazionali da tifoso? E certo, e cosa dovremmo fare noi che stanotte ce ne andiamo a dormire e già sappiamo che di dormire non se ne parla, oppure che il nostro sarà un sonno nervoso e interrotto da continui risvegli, e domani saremo ancora più tristi di adesso? Dovremmo ragionare sul teorema di Pitagora, spaccare i capelli in quattro e essere perfettamente equilibrati e perfettamente giusti? Giusti un accidente! Noi siamo depressi, altro che giusti. Noi siamo a terra anche se la ragione ci ripete che è normale perdere con il Real Madrid e tutte le belle cose che la ragione sa ripetere e che non servono a niente in questi momenti. Eppure noi ci alziamo in piedi a salutarli, questi ragazzi che ci hanno fatto sognare fino al malefico e grande Ramos, perché i ragazzi hanno fatto quello che potevano contro i campioni d’Europa a cui basta un calcio piazzato per fare gol mentre tu devi sbatterti e fare cose straordinarie per continuare a sognare.
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