Il Catania come il Chievo, una maledizione per il Napoli. Nello stadio intitolato ad Angelo Massimino la squadra non ha mai vinto in A. E ha confermato l’infelice tradizione nell’anticipo pur avendo conquistato meritatamente il vantaggio dopo una manciata di secondi con Cavani. Sembrava che il turnover (cinque nuovi in campo dall’Udinese al Catania) non pesasse e invece la squadra non è riuscita a piazzare il colpo del ko, anzi ha subito prima il pari e poi l’espulsione di Santana per due gialli. A completare lo sconvolgimento di scena – dal vantaggio alla sconfitta – il gol di Bergessio all’inizio della ripresa. C’è stato tanto cuore da parte del Napoli negli ultimi venti minuti, però la miracolosa rimonta non si è concretizzata. È stata una grande occasione sprecata anche perché il Catania non è irresistibile e non tutto può essere attribuito all’espulsione di Santana, che ha peraltro giocato in un ruolo non suo e ha faticato a marcare il portatore di palla avversario. La corsa, i dribbling e i tiri di Lavezzi non sono stati sufficienti per rimediare all’inferiorità numerica e al raddoppio del Catania, così come quell’assalto all’arma bianca con la forza della disperazione. Il passo falso è arrivato alla vigilia di due momenti difficili ed esaltanti: mercoledì contro il Bayern in Champions all’Allianz Arena e il posticipo di campionato con la Juve a Fuorigrotta.
La partita si era messa subito bene per il Napoli. Vantaggio e Cavani a segno dopo trenta secondi: il Matador ha interrotto il digiuno – durava in campionato dal 18 settembre, tripletta al Milan – approfittando del cross di Dossena e appoggiando il pallone di sinistro alle spalle di Andujar. Urlo liberatorio e danza con i compagni sudamericani. Sembrava che la squadra, modificata da Mazzarri con cinque cambi rispetto al match di mercoledì, potesse avere gioco facile, anche perché Cavani andava nuovamente al tiro (13′) dopo aver dribblato due volte Bellusci: Andujar respingeva con difficoltà. Ma il Catania, pur avendo rinunciato al bomber Maxi Lopez, si rialzava e approfittava di un rimpallo con il braccio di Zuniga per pareggiare: il pallone rimbalzava davanti a Marchese che approfittava della ritardata chiusura di Cannavaro e affondava De Sanctis, lasciato scoperto.
Gli acerbi difensori argentini Fernandez e Fideleff hanno messo buona volontà in campo, però grossolane sono state alcune disattenzioni, come quella in occasione del raddoppio del Catania. I meccanismi difensivi non erano perfettamente funzionanti e Santana, trequartista impiegato da mediano al fianco di Inler, non riusciva ad assicurare un’adeguata protezione. L’ex viola, ammonito due volte per scorrettezze in 23′, avrebbe lasciato il Napoli in dieci sul finire di un primo tempo piacevole, chiuso con un’altra palla-gol per parte: quella di Almiron (38′), quasi un rigore finito a mezzo metro dal palo destro di De Sanctis, e quella di Lavezzi (40′), bel colpo del Pocho che scavalcava Andujar e veniva respinto sulla linea da Bellusci.
Ancor prima che Mazzarri potesse adottare qualche contromisura (Dzemaili per Mascara, fischiato al cambio) per fronteggiare l’inferiorità numerica, dopo neanche tre minuti della ripresa il Catania ha raddoppiato con Bergessio, che anticipava i connazionali Fernandez e Fideleff sul cross di Ricchiuti, a cui Zuniga aveva servito il pallone. Il Napoli è passato alla linea difensiva a quattro quando è entrato Maggio e il Napoli ha cercato di approfittare della sua spinta sulla destra per strappare il pareggio, inevitabilmente scoprendosi: ma anche il nazionale non era in serata. Gomez, argentino che Lavezzi aveva segnalato a De Laurentiis in estate, ha avuto due palle-gol in quattordici minuti: tiro a lato e respinta di Fernandez quasi sulla linea. Era agevole per il Catania far pesare l’uomo in più, il Napoli non riusciva più a trovare sbocchi nonostante l’effervescenza di Lavezzi, l’ultimo ad avere la palla buona per il pari, a un quarto d’ora dalla fine, dopo lo scambio con Cannavaro, lanciatosi in attacco: bel tiro, a un soffio dal palo sinistro di Andujar.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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