Il Cardinale non sente ragioni, gioca il Napoli contro il Manchester City, la partita è di quelle che contano e la concentrazione deve essere adeguata:
“Per piacere”
sorride Sepe
“Non mi chiamate che tanto stacco telefono e telefonino, per cortesia non mi cercate che se non è proprio un’emergenza la porta non la apro a nessuno”.
Crescenzio Sepe, tifoso, tifosissimo, festeggia così il suo onomastico, novanta minuti di tensione allo stato puro dopo una lunga celebrazione eucaristica iniziata alle 19 e terminata rigorosamente pochi minuti prima dell’inizio del match. La tradizione è sempre la stessa:
«La partita va vista in solitudine, come facevo quando ero in Brasile e in Vaticano, è una questione di concentrazione».
E poi subito aggiunge:
«Resto chiuso nel mio silenzio e nel mio entusiasmo quando le prestazioni del Napoli lo meritano. E vi assicuro che lo meritano».
Un supporter in piena regola, il cardinale Sepe, che la scorsa estate con gli azzurri ha condiviso anche un pranzo durante il ritiro a Dimaro: prima la messa con i ragazzi, poi il relax e quattro chiacchiere sul futuro della squadra.
«Sono forti, non c’è che dire, vedrete: sarà una stagione strepitosa».
E giù il primo pronostico per il debutto in Champions League:
«La vittoria o un pareggio e vi dico di più: finiamo con un “due a uno” o “tre a due”. Che mi sembra un ottimo risultato. In ogni caso, ascoltatemi bene, vinciamo, male che vada pareggiamo, ma la sconfitta non è proprio contemplata».
Parole sante e «forza Napoli», che volendo dare ascolto a Crescenzio Sepe non dovrebbe avere alcun problema in questa partita di esordio.
Attenzione, però, il Cardinale vuol pure rischiare, ma fino a un certo punto:
«Il mio non è un pronostico da tecnico perché non potrei permettermelo, ma l’auspicio di chi vive da sempre passione e amore per il calcio, per il Napoli in particolare».
Nessuna vittoria, ma il cardinale il pareggio lo ha azzeccato.
Poi, il ricordo, la mente torna a quel 10 maggio del 1987 quando il Napoli pareggiò 1 a 1 la partita con la Fiorentina conquistando matematicamente il suo primo scudetto. La città intera si abbandonò all’euforia e alla festa che invase strade e piazze per un’intera notte. Maradona fu protagonista assoluto dell’impresa e la città coronò il sogno di vincere un titolo fino ad allora solo immaginato da tifosi e addetti ai lavori.
“Questi ultimi tempi”
aggiunge l’arcivescovo
“Ci riportano con gioia alle emozioni che tutti abbiamo provato, qui a Napoli come altrove, nel periodo del grande Diego Armando Maradona, che ci ha permesso di conquistare tanti successi a livello nazionale e internazionale”.
Il Napoli – ricorda ancora Sepe – conquistò anche la sua terza Coppa Italia, vincendo tutte le tredici gare, comprese le due finali disputate contro l’Atalanta. L’accoppiata scudetto/coppa fu un’impresa che fino a quel momento era riuscita solo al Grande Torino e alla Juventus. Come si può dimenticare Bruno Giordano, capocannoniere, e la magia di quelle dieci reti?
«Ecco, in partite come Manchester City-Napoli ripercorriamo quell’epoca con la stessa grande speranza che, anche per quanto riguarda lo sport, non ci deve mai abbandonare. Noi ci mettiamo il cuore, il tifo e la passione, più di questo non possiamo, ma l’ultima parola spetta ai ventidue giocatori che in campo dovranno farci vivere una stagione di grande emozioni. Forza ragazzi, siamo con tutti con voi e non vi abbandoneremo».
La Redazione
A.S.
Fonte Il Mattino
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