«Finiamo l’opera, ci siamo meritati questo secondo posto e nessuno deve pensare di potercelo togliere». Maurizio Sarri prende la parole e il suo è un monologo. La squadra, ieri pomeriggio a Castel Volturno, ascolta in silenzio. Non c’è bisogno che qualcuno dica la sua, come è avvenuto dopo il ko di Udine. Questa volta basta l’allenatore. «Faccio fatica a spiegarmi come abbiamo perso la partita di Roma. Però se uno ha gli avversari in pugno, deve colpirli e affondarli». Già. Due giorni dopo la ferita brucia ancora. Eccome. Perdere significa mantenere la ruota avanti ma con gli avversari ancora incollati. Perdere, come il Napoli ha fatto con la Roma, produce tossine velenose complicate da mandar via. «Ora non pensiamoci più, abbiamo tre partite da vincere. Se non lo faremo, vuol dire che non meritiamo di andare in Champions».Dà la carica a modo suo, il tecnico toscano. Poi mette su i dvd preparati dallo staff in cui mostra tre fasi in cui la squadra azzurra è andata in difficoltà all’Olimpico, concentrandosi in particolare sull’azione del gol di Nainggolan e gli errori dei centrocampisti. Gioca con la testa dei suoi ragazzi, Sarri. Al suo intervento, che dura davvero una manciata di minuti, assiste il vicepresidente Eduardo De Laurentiis: «Siamo padroni del nostro destino, è nelle nostre mani», conclude. Aggiungendo che non deve più capitare di non sbloccare o chiudere partite dominate. Soprattutto ora che la tensione cresce. Il presidente azzurro probabilmente passerà a fare un saluto alla squadra a fine settimana. La ricostruzione è fatta dai colleghi de Il Mattino.
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