Riparte domani la mediazione della Federcalcio per chiudere la vertenza del contratto collettivo ed evitare un ulteriore slittamento del campionato di serie A dopo il rinvio della prima giornata. Il presidente della Figc Giancarlo Abete ha telefonato sia al presidente della Lega, Maurizio Beretta, sia a quello dell’Assocalciatori, Damiano Tommasi. Abete li incontrerà separatamente, per dare il via a una nuova fase e provare a uscire dall’empasse che ha portato alla mancata firma dell’accordo e al rinvio della prima giornata. Intanto, oggi confronto televisivo a distanza nel programma «Sky Calcio Show» su Sky Sport tra Tommasi (da Milano) e Beretta (da Roma), a partire dalle ore 19.
Mentre già si intravede una data per il recupero della giornata perduta, il 21 dicembre, a far discutere è la proposta dell’ultimo minuto, fatta da Adriano Galliani: i calciatori accettino di giocare senza la firma del contratto collettivo, e i club ritirano la richiesta di una clausola di impegno nel contratto per la tassa di solidarietà. «Un’altra stupidaggine», tuona Zamparini. «Al Palermo la tratterremo noi come sostituti di imposta, e poi se vogliono i giocatori mi facciano causa…». Non piace, al presidente del Palermo, neanche l’idea di Diego Della Valle di una Consob del calcio, un’autorithy esterna al mondo dei dirigenti. Piace invece a Igor Campedelli, presidente del Cesena, l’idea del patron viola. Ma sul contributo di solidarietà, «decide lo Stato, non i club o i calciatori». Si rammarica Massimo Mezzaroma, «perché nell’anno del rinnovo dei diritti tv non è una gran bella figura».
D’altra parte il lodo Galliani sembra essere arrivato fuori tempo massimo: non solo perché è stato ufficializzato dopo che è saltata la prima giiornata, ma perché il ministro Calderoli aveva chiarito che il governo specificherà in un emendamento il carico sui percipienti. Intanto la Federconsumatori annuncia azioni di rivalsa sulla Lega e su Facebook crescono i gruppi di protesta al grido «calciatori vergogna».
In questa baraonda sta per riaprirsi il confronto sindacale, a patto però che certi presidenti cambino atteggiamento. Non è solo l’auspicio, ma anche e soprattutto un monito che arriva dall’Aic che chiede ai club di poter «firmare l’accordo-ponte che consenta di tornare a giocare», ma in primis di «instaurare un rapporto diverso», ricordando che «le contrattazioni avvengono con le delegazioni che hanno i mandati per trattare. Quello che viene infatti rimproverato alla Lega è il mini-mandato che ha fatto saltare le intese precedenti. Insomma la controparte-presidenti deve formulare una proposta più organica. Il nodo resta sull’articolo 7 (quello sui fuori rosa) perché «il contributo di solidarietà – spiegano all’Aic – è un falso problema. Nessun contratto collettivo può regolare la questione che è di competenza dello Stato, anche Calderoli ha chiarito questa situazione». Pure sulla flessibilità il sindacato calciatori ha ceduto: «è stata ampiamente concessa nel contratto sottoscritto da Campana».
Il fronte tifosi contesta, le polemiche non cessano, e i presidenti sembrano sempre più andare. Doveva essere la prima del nuovo campionato il derby tra Siena e Fiorentina, il calendario aveva assegnato al match l’onore della prima, collocando alle 18 di ieri. Attese deluse, come a Cagliari dove uno stadio sold out e con il manto erboso rifatto aspettava il Milan. Strano destino per Cagliari e Siena: le loro partite le prime a saltare e pensare che i presidenti Cellino e Mezzaroma, gli unici, si erano battuti perchè si giocasse.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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