Cambia completamente lo scenario della sparatoria avvenuta su viale di Tor Di Quinto prima della finale della Coppa Italia.
Ora tutto si complica e così diventa più difficile da parte degli investigatori provare le responsabilità dei singoli. Si sarebbe trattato di un agguato organizzato da almeno una trentina di violenti che gravitano nella tifoseria romanista fra i quali c’era anche Daniele De Santis, l’ultrà accusato di avere sparato ma che, almeno per ora, il guanto di paraffina scagiona parzialmente. Quindi cade l’ipotesi secondo la quale il presunto sparatore abbia agito con soli due complici.
Cocsa sarebbe successo dunque poco prima dei colpi di pistola? Sembra sempre più prendere piede la certezza che un nutrito gruppo di violenti romanisti abbia organizzato una spedizione punitiva che voleva colpire i tifosi del Napoli. Si sarebbero riuniti vicino alla discoteca Ciak che si affaccia su viale Tor di Quinto. I tifosi romanisti hanno lanciato bombe carta e petardi. Addirittura c’è chi ha visto una persona impugnare una pistola lancia-razzi.
Ma la situazione è sfuggita di mano ai violenti quando c’è stata la reazione inaspettata dei tifosi del Napoli. Decine di ultrà sono scesi dai pullman per aggredire i romanisti: così si spiegano i tafferugli che si sono registrati nel vialetto del Ciak. I colpi di pistola sono stati esplosi da qualcuno della frangia romana quando ha capito che la situazione gli era scappata di mano e si doveva difendere da un ipotetico linciaggio. Non a caso Daniele De Santis è stato picchiato a sangue dagli avversari e ha riportato fratture su tutto il corpo. Uno scenario che, quindi, colloca in modo inequivocabile la sparatoria al centro del pianeta tifo, e meglio ancora ultrà.
Fonte: Il Mattino
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