Per Hugo Armando Campagnaro quello di Cesena è il secondo gol in maglia azzurra dopo quello segnato a San Siro al Milan nell’1-1 del 21 marzo 2010. Sono ora 5 i suoi gol nelle 111 presenze in serie A. 17 le sue reti in carriera tra Italia e Argentina.
Ma da “El Campa” o “El Toro” (fate voi con il soprannome) Mazzarri non si attende i gol: fatti due conti tattici, toccherà proprio a lui, argentino di nascita ma italiano di adozione, cercare di marcare Sergio Aguero, ex stella dell’Atletico Madrid e ora mattatore nei Citizens di Mancini. «Siamo pronti ad affrontare i grandi campioni del City, sono eccezionali: dobbiamo studiare la maniera di bloccarli. Io penserò al Kun, il mio connazionale. Paura? No, ma grande rispetto sì».
È rinato con un gol, Campagnaro. È rinato con una lacrima e una preghiera rivolta al cielo mentre usciva dal terreno di gioco di Cesena.
«Una dedica speciale, al mio amico Alvaro. Sarà sempre nel mio cuore».
Alvaro è l’amico che con lui si è schiantato in auto alla periferia di Cordoba. Alvaro, però, è morto sul colpo, insieme ad altre due persone. Una tragedia incredibile, l’accusa di omicidio, il processo che si farà:
«È stata un’estate incredibile»,
ha raccontato al suo rientro.Pierpaolo Marino lo pescò nel 2009 dalla Sampdoria: 5 milioni per il cartellino del difensore più metà di quello di Mannini. Hugo, classe ’80 era arrivato in Italia, al Piacenza, nel 2002 dal Deportivo Moron, non certo un club di primo piano, come attaccante esterno. Campagnaro ha arretrato sempre più la sua posizione fino a diventare un ottimo difensore, abile a disimpegnarsi sia al centro che a destra.
Lo aveva scoperto Graziano Bini (l’ex libero dell’Inter). Prestante fisicamente, ma anche rapido e reattivo, Campagnaro è come quei coltellini svizzeri che si aprono a ventaglio: quattro-cinque funzioni diverse, un giocatore più opzioni possibili. Prima stopper a destra nel Moron, poi con Cagni a Piacenza centrale nella difesa a quattro, quindi con Agostinelli esterno destro. La conferma nella Sampdoria di Mazzarri e poi nel Napoli.
«Ecco questo è il ruolo che preferisco di più. Il mio giocatore modello? Zanetti».
Suona la chitarra, ama giocare a ping pong e il suo gruppo preferito sono i Doors. Non a caso, ha chiamato, Morrison, naturalmente riferendosi al mitico Jim, uno dei suoi cani, nome impegnativo, ma meno rispetto all’altro, Galileo.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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