Sei partite e un sorteggio. È tutta qui, finora, la storia in Coppa dei Campioni del Napoli. Il Napoli di Maradona, due volte campione d’Italia. Real Madrid, Ujpest Dosza e Spartak Mosca. Sei partite con storie diverse nel quale ci sono tutte le vicende di quegli anni. Il confronto europeo, la consapevolezza della propria forza, le bizze di Maradona. «Los comemos», ce li mangiamo disse Diego il 9 luglio 1987. Dall’urna di Ginevra era appena uscito il nome del Real Madrid. Match a porte chiuse al Bernabeu per i disordini dei tifosi blancos nel match della stagione prima contro il Bayern Monaco. Si giocò il 16 settembre in un’atmosfera surreale, con i tifosi del Real Madrid che cercavano di incitare i loro giocatori dall’esterno dello stadio. All’interno, i pochi spettatori autorizzati ascoltavano gli inni madridisti e cercavano di captare le parole che si scambiavano in campo i giocatori. Non sempre belle, in verità.
Finì 2-0 per il Madrid per un rigore di Michel ed un autogol di De Napoli. «Ora capisco perché il Real vince tanto – disse Bagni a fine gara – hanno insultato noi e l’arbitro per tutta la gara e non meritavano il successo». Sul taccuino del Napoli un palo, una conclusione di Giordano alta sulla traversa, a porta vuota, e un altro tiro sparato sul portiere. Una curiosità: il match del Bernabeu arrivò dopo l’esordio in campionato a Cesena (0-1, Bagni). «Al ritorno vi stracciamo» disse proprio il guerriero. Non fu così. Due settimane dopo quel Napoli-Real Madrid si giocò davanti a 83.827 spettatori, record mai più ripetibile dopo i lavori di ristrutturazione del San Paolo. Illuse il vantaggio di Francini dopo 9′. Butragueno alla fine del primo tempo regalò il passaggio del turno ai blancos. Proprio lui, il Buitre, l’avvoltoio dell’area di rigore.
Coppa dei Campioni 1990/91, sedicesimi di finale, questa volta fu tutto più facile nel segno di Diego e di un Careca tornato in gran forma. Maradona era in un momento magico. Cinque gol in due partite per gli azzurri. A Napoli 3-0, in Ungheria 2-0. Doppietta di Maradona al San Paolo, primo gol in splendida mezza rovesciata, secondo di rapina, l’altra rete di Baroni. A Budapest, i gol di Incocciati con una botta da fuori dopo un triangolo con Careca e di Alemao che seminò avversari come birilli prima di mettere la palla in rete. Scampagnata anche per undici parlamentari napoletani che seguirono la squadra in tribuna. Negli ottavi ecco lo Spartak Mosca, avversario abbordabile. Al San Paolo non ci fu niente da fare contro i russi. Finì 0-0 con un palo di Francini, uno di Baroni e una traversa di Incocciati. Due legni anche per i moscoviti. Dagli spalti Napoli contestato, non tanto per il match di Coppa ma per l’altalenante andamento in campionato.
Nel ritorno tenne banco la polemica Maradona. Cominciava l’era del mezzo servizio dell’argentino provato dalla droga e dalle frequentazioni pericolose. Dopo l’ennesimo capriccio, Diego raggiunse Mosca da solo, in aereo privato alla vigilia della gara. La sera la piazza Rossa si aprì solo per lui che chiese di visitarla. In campo il Napoli volle usare il pugno duro: panchina. Fino a un certo punto. Bigon lo fece entrare vedendo che la partita non si sbloccava. Tempi regolamentari sullo 0-0 nonostante un palo di Incocciati e un colpo di testa da distanza ravvicinata di Francini. Nel freddo di Mosca (-10 gradi) si andò ai rigori. Fini 5-3 per i russi. Per il Napoli errore decisivo di Baroni.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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