Tu, intelligente Callejon, che ne hai fatto della cervello? E Mertens, scusaci tanto, ma tu non dovevi essere lo scugnizzo totale? E tu, Zielinski, da quale incubo di timore e tremore sei stato visitato? Le voci dei tifosi attorno a me si sovrappongono, si confondono, ma non sono arrabbiate, no, non è questo, non c’è rabbia ora, ma una delusione pallida. E le voci non hanno niente da dire nemmeno contro l’arbitro, o contro il crudele Real Madrid, non è questo, no, non è qua la delusione, e non c’è niente da dire nemmeno sul rumorio ossessivo del Bernabeu: quel frastuono è la musica del calcio, e in quella musica i guerrieri si esaltano, sbagliando per sfacciataggine e non per paura, sbagliando per giovinezza e non per paura, sbagliando per passione e non per paura. Ma le voci attorno a me dicono che tutto abbiamo visto in questa partita tranne la faccia tosta che il Maestro Sarri ha invocato per giorni, tutto abbiamo visto tranne il divertimento che il Maestro Sarri ha invocato per giorni, e nel Maestro Sarri tutto abbiamo visto tranne la sfacciataggine che forse ci sarebbe voluta dopo mezz’ora per togliere dal campo chi aveva paura di sbagliare più di qualsiasi cosa al mondo. E la partita si è chiusa una stanchezza innaturale, che non viene dal correre troppo, ma dal non aver giocato come si doveva: da scugnizzi, da ragazzini che sanno di essere inferiori ai campioni d’Europa e proprio per questo non hanno paura di sbagliare, cosa che solo Diawara e Insigne, più incoscienti o più ragazzini, sono riusciti a sentire. E va bene, le voci dei tifosi forse sono ingiuste, forse bisognerebbe tener conto della forza del Real e dell’inesperienza del Napoli, forse si dovrebbe considerare il tasso tecnico e tutto il resto, d’accordo, bisognerebbe essere giusti: ma se non siamo ingiusti per amore noi tifosi, che non abbiamo dormito pensando alla partita, chi potrà essere ingiusto? E va bene che secondo la logica il 3-1 è un risultato normale, e che si può sempre sperare in un’impresa al San Paolo: ma a noi tifosi la logica non sempre va giù facile, e ci resta di traverso nella gola quando abbiamo sentito la paura salirci addosso attraverso quelli che stavano in campo, una paura che ci hanno comunicato tanto da spingerci a ingoiare le urla e ad affogare in silenzi sconsolati. E quando a noi tifosi ci fai cadere addosso la paura, e ci togli l’incoscienza del divertimento e della follia del gioco per il gioco, che cosa ci resta? Ci resta che siamo invecchiati di parecchi anni, con questa partita al Bernabeu, abbiamo fatto molti capelli bianchi, e no, non siamo né arrabbiati né dispiaciuti, e nemmeno abbiamo da ridire sul risultato, anzi, in una parte di noi sappiamo che è già una grazia: ma siamo delusi perché il Napoli ci ha costretti a non sognare, perché lui per primo non ha voluto sognare. E noi il calcio lo amiamo perché ci stacca dal mondo della logica e dell’esattezza implacabile della realtà, e per qualche manciata di minuti ci fa sembrare possibile l’impossibile: e in questa partita questa sensazione non l’abbiamo provata nemmeno per un secondo, se non quando lo scugnizzo Insigne ha tentato il colpo assurdo e lo ha pure realizzato: e a noi, a essere sinceri, è piaciuto soprattutto che abbia avuto il coraggio di tentarlo, quel colpo.
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