Ascoltare la versione di quei due giocatori prima del match di Champions. Evitare suggestioni, impedire contatti, anche involontari, tra due potenziali persone informate dei fatti. Ascoltare la viva voce e salvare la genuinità del racconto. Quanto basta ad adottare una soluzione ad effetto, inevitabilmente vistosa: convocare come testimone Mario Balotelli, attuale attaccante del Manchester City, e l’asso argentino del Napoli Ezequiel Lavezzi. Una doppia convocazione, da ieri se ne parla molto, specie a Coverciano, dove Balotelli è in forza al gruppo di Prandelli per le qualificazioni degli Europei del prossimo anno.
Che c’entrano Lavezzi e Balotelli? Il punto di contatto è nella comune frequentazione (anche se per entrambi del tutto estemporanea e disinteressata) con l’imprenditore napoletano Marco Iorio, finito in manette lo scorso 30 giugno, al termine di un’inchiesta su presunti reimpieghi di denaro sporco in attività di ristorazione. L’uno – Balotelli – è quello del tour tra gli zombie di periferia, tra le piazze di spaccio di Scampia; l’altro – Lavezzi – è stato spesso visto lo scorso anno in compagnia di Iorio, come emerge dalla scazzottata dello scorso anno con un gruppo di ragazzi per un incidente stradale avvenuto a Posillipo. Spesso fotografato in alcuni locali del Lungomare gestiti dall’imprenditore napoletano Marco Iorio, Lavezzi ha inoltre acquistato la barca di Fabio Cannavaro proprio grazie alla mediazione (amichevole e disinteressata, ndr) dello stesso Marco Iorio. Nessun rilievo penale, nessuna accusa viene mossa ai due calciatori, solo l’esigenza di approfondire alcuni aspetti dei rispettivi rapporti con il ristoratore partenopeo, di mettere agli atti il racconto dei due calciatori.
Inchiesta condotta dal pool anticamorra della Procura di Napoli dell’aggiunto Sandro Pennasilico, al lavoro i pm Sergio Amato ed Enrica Parascandolo. Partiamo dal caso Balotelli, già al centro di una informativa dei carabinieri di Castello di Cisterna del 2010, per la sua sortita a Scampia. Sul fatto c’è un punto controverso. Da Londra, Balotelli ha fatto sapere di aver chiesto a Iorio di portarlo nella «gomorra» napoletana, di voler prendere coscienza delle condizioni di vita nella zona delle Vele di Scampia, dopo aver visto il film tratto dal racconto di Saviano. Una versione «sociologica» confermata dallo stesso Iorio (sentito come teste la scorsa primavera, prima degli arresti), che sembra smentita però da quanto dichiarato da due ex boss pentiti dei cosiddetti scissionisti di Secondigliano. A contraddire Iorio, dunque, i pentiti Biagio Esposito e Luca Menna, che hanno riferito che ad accompagnare Balotelli a Scampia sono stati esponenti del clan Lo Russo, su esplicita richiesta del boss in erba Antonio Lo Russo, quello – per intenderci – immortalato mentre a bordo campo assisteva alle partite casalinghe del Napoli con una pettorina da giardiniere. Esposito e Menna insistono su un punto: «La frequentazione attuale, recente, almeno fino al 2010, di alcuni soggetti del clan Lo Russo in una delle pizzerie del lungomare gestite da Iorio». È il punto cruciale dell’inchiesta sul riciclaggio, che batte la pista secondo la quale il network di ristoranti e pizzerie gestiti dagli Iorio (inizialmente in accordi societari con la famiglia Potenza) sarebbe stato favorito anche da investimenti del boss Salvatore Lo Russo (padre del trentenne Antonio Lo Russo). Soldi sporchi – è l’ipotesi – in attività lecite. Ma ecco la versione dei pentiti sulla visita di Balotelli a Scampia: furono i Lo Russo ad accompagnare Marco Iorio e Balotelli a Scampia. Tutto nacque quando Antonio Lo Russo (indicato come «malato di calcio»), venuto a conoscenza della presenza del calciatore presso un ristorante di un “loro amico”, chiese che venisse portato al suo cospetto. Due pentiti, una versione ritenuta «convergente», con «ulteriori elementi di prova sul tema in esame», stando alla ricostruzione della Dda. Al centro di tutto, dunque, i rapporti tra gli Iorio e i Lo Russo. Scenario complesso, la Procura di Napoli voleva sentire Balotelli già questa mattina. Poi, l’appuntamento è slitatto per il prossimo 15 settembre, un giorno dopo il match in trasferta del Napoli contro il Manchester City del coach Roberto Mancini e dello stesso super Mario. Inchiesta condotta dalla Dia del primo dirigente Maurizio Vallone, riflettori puntati su uno strano intreccio di soldi facili e commercio in vetrina, di calciatori in tour tra gli «zombie» di periferia, tra le piazze di spaccio controllate dal boss «malato» del calcio.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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