Classe ’83, seconda punta, non ha una media realizzativa altissima (14 reti nella Lazio 2007-2008 il massimo per lui), però sa segnare gol pesanti in campo internazionale. Quand’era biancoceleste, ne fece tre al Real Madrid, che poi si lanciò sulle sue piste. Ma l’ineffabile Lotito rifiutò una proposta da 30 milioni in arrivo dalla Spagna e in quei giorni Pandev, diventato grande sotto la guida di Delio Rossi («Sarebbe l’ideale per il Napoli», aveva detto l’allenatore pochi giorni fa), cominciò a distaccarsi dalla Lazio.
Emarginato per questioni contrattuali, fece causa al club. Lo vinse, nel ristretto ambito della giustizia sportiva, il 23 dicembre 2009 e pochi giorni dopo si accasò all’Inter, la squadra per cui tifava da bambino, quella da cui si è distaccato ieri pomeriggio accettando di trasferirsi in prestito al Napoli. Un caso che fece epoca, quello di Goran, che ottenne un risarcimento per i danni professionali subiti da Lotito (160mila euro) e firmò un contratto quinquennale con Moratti. Che in quei mesi, con lo Special Mourinho in panchina, realizzò il Triplete: coppa Italia, scudetto e Champions.
Pandev ha ripreso a segnare gol pesanti, oltre i confini italiani, nello scorsa stagione. Sua la rete ai congolesi del Mozambe nella finale del torneo mondiale per club, il trofeo vinto da Benitez, poi licenziato da Moratti. Sua quella, spettacolare, al Bayern Monaco a due minuti dalla fine della partita dell’ultima edizione di Champions: il blitz all’Allianz Arena consentì all’Inter di qualificarsi per i quarti di finale. E in quello stadio Goran tornerà con il Napoli, la squadra che lo ha ingaggiato, almeno fino al 30 giugno, con la più conveniente delle formule: in prestito e metà ingaggio sarà a carico dell’Inter.
Gol da fuoriclasse li ha segnati anche con la piccola nazionale macedone. Nel 2009 ne fece due alla Spagna, campione d’Europa che avrebbe poi vinto il titolo mondiale. Ha una bacheca ricca, Goran: c’è anche la coppa Italia conquistata da laziale ai danni della Samp di Mazzarri. E ha tutto quello che serve per mettersi in corsa per un posto da titolare. Perché uno come lui, questo è certo, non verrà a Napoli per riscaldare la panchina, osservando Cavani, Hamsik e Lavezzi. Mourinho lo faceva giocare tanto in quell’Inter, dove i signori del gol si chiamavano Milito, Eto’o e Balotelli.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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