Abituato ad attaccare più che a difendersi, evidentemente il Pocho Lavezzi non è riuscito bene nell’impresa di respingere le accuse di aver malmenato un automobilista-tifoso per motivi di viabilità. «Io neppure li conosco quelli che mi accusano», spiegò il giorno in cui sfilò in procura per negare le accuse contenute nella querela presentata dall’avvocato Giorgio Balsamo, legale dei ragazzi che hanno denunciato l’aggressione.
Perplessa la reazione di uno dei suoi legali di fiducia, l’avvocato Maurilio Prioreschi, che ha difeso Luciano Moggi in Calciopoli: «Eravamo certi che fosse riuscito a spiegare la sua totale estraneità all’episodio. La richiesta del pm, comunque, non significa che il processo si farà». Pochissime battute. Non è toccato a lui comunicare la notizia all’argentino ma al suo collega, Paolo Rodella.
Quando Lavezzi finì nella bufera della vicenda per la presunta rissa di Posillipo, il Napoli non la prese bene. E chiese spiegazioni. Non sulla condotta del giocatore – il club crede ciecamente alla versione dei fatti fornita dal Pocho – ma sul presunto orario dell’incidente: le 3 del mattino. È vero che era infortunato, ma il giorno dopo al San Paolo c’era la sfida con lo Steaua, decisiva per il passaggio del turno di Europa League (gli azzurri vinsero per 1-0 con rete di Cavani all’ultimo minuto). Eppure anche quella volta Lavezzi se la cavò solo con un richiamo per la presunta «notte brava».
Il presidente Aurelio De Laurentiis, nel corso dell’ultimo anno, ha sbottato affettuosamente nei suoi confronti: «Bisogna diffidare di certe amicizie». Dopo la notizia della richiesta del rinvio a giudizio da parte del pm della Procura di Napoli, Giuseppe Cimmarotta, la società azzurra ha preferito non rilasciare alcun commento. Né, a rompere il silenzio, è intervenuto il patron del sodalizio napoletano. Almeno per il momento.
Per tutto il giorno il profilo Twitter dell’argentino – Lavezzi è un patito e ha oltre 123mila followers – è stato innondato di messaggi di incoraggiamento. Lui, poco dopo le 17, ha risposto alle PochoFans (un gruppo di scatenate sostenitrici) mostrando di essere di ottimo umore: «Metterò in palio le mie maglietta e non certo le mie mutande», ha scherzato riferendosi alla richiesta di sorteggiare la sua biancheria intima da parte delle tifose scalmanate. In questi giorni, infatti, Lavezzi ha regalato a due suoi tifosi che lo seguono su Twitter la sua maglia con autografo. Nessun cenno alla vicenda giudiziaria.
L’entourage del Pocho, a partire dal suo inseparabile manager amico, Alejandro Mazzoni, ha evitato le domande sul caso. Bocche cucite, e ciò testimonia l’imbarazzo di questi giorni agitati. Ovvio che il Pocho ci sia rimasto male. Eccome. Neppure ai compagni di squadra ha raccontato quello che è successo: come al solito, ieri a Castel Volturno, è stato tra i primi ad arrivare al campo di allenamento e tra gli ultimi ad andarsene a bordo della sua fiammante Ferrari. Sorrisi, scatti e un interminabile serie di giocate. Il Pocho è sembrato, comunque, assai sereno. Concentratissimo sulla partita di domenica prossima a Siena. Gara speciale, che segna il suo ritorno dopo più di un mese di assenza per infortunio. E per questo Lavezzi, oltre alla partitella con i compagni, ha svolto anche una serie di esercizi differenziati in palestra. Pronto a tornare a fare ciò che gli riesce meglio: attaccare e dribblare gli avversari. Per fortuna, molto meglio dei guai.
Fonte: IL Mattino
La Redazione
A.S.
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