Terza sconfitta di fila, dopo il secondo posto in serie A è sfumato anche il sogno di accedere agli ottavi di Champions con tre turni di anticipo. Il Napoli cade in casa contro il Besiktas ma resta primo nel girone. Magrissima consolazione per una squadra ormai lontana parente di quella che travolse il Benfica e raccolse elogi in tutta Europa. Si è inceppato un meccanismo che sembrava perfetto, come confermano i sei gol incassati contro la Roma e i turchi, al di là dell’errore arbitrale sulla terza rete di Aboubakar, abile a segnare in fuorigioco e a sfruttare l’ennesimo grave errore di Reina. La crisi prosegue.
Cervellotiche le scelte di Sarri. Per Gabbiadini la mazzata dell’iniziale esclusione, due cambi nella traballante difesa (dov’era Maggio sul gol di Adriano?) e la riconferma dello spento Jorginho, il cui clamoroso errore ha spianato al Besiktas la strada verso il raddoppio. La pressione esercitata sui turchi nel primo tempo ha prodotto 12 angoli e un gol di stampo sarriano, con la combinazione Hamsik-Callejon e la conclusione del falso nueve Mertens, arrivato precedentemente due volte al tiro: bravissimo il belga anche a procurarsi i due rigori, il primo sbagliato da Insigne e l’altro segnato da Gabbiadini, entrato in campo da appena tre minuti. Le decisioni del tecnico sembravano una chiara indicazione per il futuro: Gabbiadini in panchina e il neo acquisto Rog in tribuna. Ma poi a metà ripresa qualcosa è cambiato, il rigido Sarri si è ricreduto. Manolo è entrato e ha subito segnato. È stato più vivace e incisivo rispetto alla partita contro la Roma, producendosi anche in un gol su rovesciata annullato forse ingiustamente. Jorginho è stato accantonato per fare posto al diciannovenne Diawara, centrocampista con più energie. Ma la rimonta non è stata completata perché il Napoli è a pezzi e ha infatti subito nel finale il terzo gol, ancora dall’attaccante camerunense Abouakar: il suo fuorigioco è sfuggito all’arbitro Karasev e la sua conclusione a Reina, immobile. Pepe non dà sicurezza a un reparto allo sbando, le cui difficoltà sono state accentuate dai cambi del tecnico. Nel Napoli c’è stata un’involuzione proprio quando sembrava che avesse trovato il migliore assetto e il migliore gioco. Situazione ovviamente acuita dall’infortunio di Milik, che ha tolto peso all’attacco. C’è disordine, c’è un’ansia che assale i giocatori, come si è visto anche in occasione del rigore sbagliato da Insigne, che dallo scorso aprile non trova la via del gol. Quando è entrato Gabbiadini al suo posto, il San Paolo lo ha fischiato: in panchina Lorenzo aveva gli occhi rossi, lacrime di amarezza e rabbia. Si rischia di aprire un nuovo caso. La terza consecutiva sconfitta – non si verificava da tre anni – è un ulteriore pessimo segnale. C’è uno stato confusionale che va superato, ma l’allenatore non riesce a trovare la chiave, né i suoi pretoriani lo aiutano, a cominciare da Reina. Ci vogliono coraggio e lucidità, oltre che freschezza atletica, per uscire dal tunnel. E coraggio vuol dire anche riconfermare Gabbiadini ed escludere calciatori affaticati: senza tentennamenti perché qui è in gioco una stagione. Lo riferisce l’edizione odierna de Il Mattino.
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