La rovesciata è la cosa più vicina all’impossibile. È privilegio di pochi. Pelé, certo, e prima ancora Leonidas, pare l’abbia brevettata lui, “em bycicleta” si dice in Brasile. In Italia i più famosi sono Gigi Riva (memorabile quella contro il Vicenza), Boninsegna (con l’Inter al Foggia, la rovesciata più tesa e forte, quasi un rigore), ma anche Pruzzo, Careca, Vialli e all’estero quella più favolosa porta la firma di Rooney (lo scorso febbraio all’Old Trafford). Maradona ne realizzò una a Pescara, in Coppa Italia, praticamente da seduto.
E adesso nel grande club aggiungiamo pure il nome di Christian Maggio, che sotterra il Palermo con una prodezza da raccontare ai nipotini. I difensori lo pressano poco, lui s’allontana mentre Hamsik alza il pallone dal fondo campo col sinistro. E poi si alza lui, perfettamente coordinato, per spedirlo contro il palo più lontano e quindi in rete. «Ho visto quello che faceva Marek e allora ho pensato: adesso faccio una rovesciata – racconta a fil di voce Maggio nell’intervallo dello show del San Paolo – No, non è stato l’istinto a spingermi a farlo, è stato un gesto frutto del ragionamento. Certo, ho fatto davvero un gol straordinario».
Vabbè. Gioia contenuta, ci mancherebbe pure, per una rete siglata in una gara di allenamento. Di certo Maggio non baratterebbe i due gol dell’altra sera contro i siciliani con quello che ha realizzato, in scivolata, sempre contro il Palermo al 94′ in campionato: altra serata, altra felicità. Quella volta volò sotto la curva per festeggiare il gol che valeva tre punti.
L’ex direttore generale del Napoli, Pierpaolo Marino lo strappò alla Sampdoria per 8 milioni d’euro e un contratto di 5 anni nel giugno del 2008. «Giocai d’anticipo e convinsi Garrone a darci uno dei giovani più bravi – spiega l’attuale dg dell’Atalanta – Era reduce da una stagione fantastica e dal debutto con la Nazionale. Non fu facile, anche perché era in comproprietà con la Fiorentina e il club viola non ha mai amato fare affari con il Napoli». E allora racconta il retroscena: «Attendemmo che Marotta (l’allora ds dei doriani)riscattasse l’altra metà del cartellino dai toscani – dice -. Ci riuscì e noi subito dopo chiudemmo l’affare». Facile, poi, convincere il giocatore: «Sì, trovai un ragazzo che subito comprese l’importanza del progetto che stavamo realizzando a Napoli – ricorda ancora – Parlai col suo procuratore, Briaschi, e non trovai ostacoli di nessun genere».
Maggio è da tempo l’esterno più continuo ed efficace negli inserimenti offensivi del Napoli, un ruolo fondamentale per il gioco di Walter Mazzarri. Di gol come quello di sabato sera ne ha già fatti: a Livorno, per esempio, con una sforbiciata dal limite dell’area che tanti paragonarono al gesto folle di Van Basten nella finale degli Europei 1988 contro l’Unione Sovietica. Vicentino, 28 anni, rientrato nel giro della Nazionale dopo il flop ai mondiali sudafricani, esordì in serie A con il Vicenza, allenatore Edy Reja. Che poi lo rivolle con sé al Napoli. L’attuale tecnico della Lazio di lui ha detto: «L’ho lanciato io. Già quando giocava in Primavera si vedeva che aveva delle qualità. Dal punto di vista fisico è davvero forte. Ha resistenza, potenza e forza. Tecnicamente doveva un po’ affinarsi, ma si capiva già allora che aveva davanti un grande futuro».
Bravo tatticamente ma il meglio di sé lo dà in fase offensiva. Mazzarri lo conosce a Genova, sponda Sampdoria e poi si ritrovano a Napoli. Da allora è titolare fisso con gli azzurri. Prandelli lo scopre a gennaio, dopo averlo escluso dalle prime convocazioni post-Sudafrica. Difficile trovare qualcuno che dia più certezze in quel ruolo al ct dell’Italia.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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