Ventiquattro ottobre del ’90, ventun anni fa. «Ricordo tutto di quella notte». Ciro Ferrara giocava nell’ultimo Napoli di Champions, anzi di Coppa dei Campioni. «Diversa, più difficile e più suggestiva: c’era l’eliminazione diretta e non il girone; gli avversari erano i vincitori dei campionati, non c’erano seconde e terze in classifica da affrontare». Commissario tecnico dell’Under 21 da undici mesi, l’ex difensore – 500 partite in serie A, sette scudetti – è l’unico napoletano ad aver vinto la Coppa, ai tempi della Juve di Lippi. «Non lo sapevo, sono lieto di questo primato, però vorrei dividerlo presto con un altro calciatore della mia città. Paolo Cannavaro, perché no? Il capitano di oggi si sta già avvicinando alle mie presenze in azzurro».
Napoli contro Spartak davanti a 80mila spettatori: finì 0-0.
«Un incredibile spettacolo sugli spalti, meno in campo: non riuscimmo a vincere nonostante la grande spinta del pubblico. Andò così».
Due settimane dopo la squadra venne eliminata ai rigori. Maradona non partì con i compagni perché annebbiato dalla cocaina e arrivò in extremis a Mosca.
«Ma arrivò, con un aereo privato pagato a sue spese, perché sapeva che la squadra aveva bisogno del capitano in quella partita che decideva il nostro destino. Quella vicenda non ci distrasse: a Mosca ce la mettemmo tutta. Anche Diego, che giocò nel secondo tempo».
Com’era Napoli ventun anni fa?
«La città non aveva i problemi di oggi, differente anche l’immagine che arrivava all’esterno. I successi calcistici di oggi rappresentano una rivalsa, un motivo di orgoglio. Io non vivo la città quotidianamente, tuttavia percepisco la voglia di voltare pagina. C’è tanto di positivo a Napoli ed emerge anche grazie al Napoli e ai suoi tifosi che hanno sempre seguito con passione la squadra, oggi come ieri».
Quel Napoli aveva Maradona.
«Ma non era ancora strutturato per essere competitivo anche a livello internazionale, a cominciare dal sottoscritto, un giovane difensore. Eppure riuscimmo a vincere due scudetti in tre anni e ci trovammo in Coppa dei Campioni. Questo Napoli è stato costruito progressivamente: è al primo anno in Champions, però ha giocatori che hanno già collezionato tante presenze in campo internazionale».
Eppure, la squadra di Mazzarri è stata indicata come la cenerentola del girone.
«Trovare il Napoli come avversario di “quarta fascia” deve essere stato un problema per le favorite. I pronostici rendono più forti la motivazione dei giocatori e la passione dei tifosi. Girone duro e molto competitivo per tutti».
Ai suoi tempi la qualificazione si decideva in 180 minuti.
«Vi fossero stati i gironi anche nel ’90, avremmo potuto rimediare ai risultati contro lo Spartak Mosca, invece un passo falso diventava irrimediabile».
Che partita sarà Napoli-Villarreal?
«Dura, servirà molta intelligenza per vincerla. Gli spagnoli non si chiudono e cercano sempre di giocare, anche a costo di concedere ripartenze a un avversario abile nel contropiede come la squadra di Mazzarri. Non bisogna lasciarsi ingannare dai problemi fisici di Rossi: il Villarreal resta forte, d’altra parte il Napoli lo conosce bene perché lo ha affrontato in Europa League recentemente».
Possibile che gli azzurri abbiano già rallentato?
«Una sensazione basata sugli ultimi risultati, invece io credo che il Napoli sia molto cresciuto».
Le sarebbe piaciuto sedere sulla panchina del Napoli, al posto di Mazzarri, ventun anni dopo quella notte di Coppa e di delusioni?
La risposta è una risata, accompagnata da parole stile Ferrara, garbate e chiare.
«Sto vivendo un’esperienza gratificante con l’Under 21 e una grande esperienza la sta vivendo anche Mazzarri da due anni a Napoli. Rispondo così: a chi non farebbe piacere?».
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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