Il capitano dell’Italia mondiale, spettatore sabato sera al Meazza, esalta gli azzurri:
«Sono da scudetto».
Fabio Cannavaro rivela che presto gli sceicchi dell’Al Ahli, il suo club, verranno al San Paolo per assistere a una gara della squadra di Mazzarri.
«Ma non per acquistare giocatori»,
dice l’ex campione, diventato dirigente del club di Dubai. Intanto, il tecnico incassa gli elogi ma avverte:
«Evitiamo distrazioni. Pensiamo alla prossima partita col Parma».
Cavani è atteso oggi a Montevideo dai medici dell’Uruguay per una visita di controllo: il Matador, assente a Milano, vuole giocare le due gare di qualificazione.
Come diciassette anni fa.
«Ma allora avevo vent’anni e giocavo».
Fabio Cannavaro è stato protagonista e spettatore delle ultime due vittorie del Napoli in casa dell’Inter. «Bravi davvero gli azzurri, non hanno avvertito emozioni su un campo difficile e hanno saputo sfruttare il momento negativo degli avversari», dice il capitano campione del mondo, che sta compiendo un tour italiano con Abdullah Saed Al Naboodah, il presidente dell’Al Ahli, il club di cui è diventato dirigente dopo l’addio al calcio.
«Il presidente è tifoso del Milan e l’altra sera era particolarmente contento»,
rivela il campione napoletano che ha indossato anche la maglia nerazzurra.
Il Napoli è stato devastante al Meazza: merito solo della superiorità numerica per l’espulsione di Obi?
«Ha vinto perché ha saputo avere pazienza e ha colpito al momento giusto con grande cinismo. L’Inter ha cercato l’individualità e la giocata dei campioni, però i suoi non sono più quelli di prima e fanno fatica. Il Napoli ha un grande gruppo e precise geometrie. In campo i giocatori si aiutano, corrono, sanno legnare. Sono apparsi più pronti».
Sono pronti anche per lo scudetto?
«Chi vince contro Milan e Inter non può nascondersi: è la squadra da battere. Il Napoli lotterà al vertice anche se sono possibili, anzi necessari, alcuni miglioramenti».
Quali?
«Il Napoli è una realtà nuova ed entusiasmante del calcio italiano, in grado di ottenere il massimo quando non deve fare la partita, come è accaduto contro Milan e Inter. Bisogna saper rubare palla più alti e imporre il gioco, così una squadra è grande. E poi io sono napoletano e conosco la piazza: bisognerà saper gestire l’euforia perché da tempo non c’è l’abitudine a gestire una situazione simile. Ecco, l’euforia potrebbe essere un freno».
Ha partecipato alla festa dei napoletani al Meazza.
«È splendido vedere con quanto entusiasmo la gente accompagna la squadra ma non è una novità per chi ha fatto parte del Napoli o ne è stato avversario. Sottolineo il comportamento dei napoletani a Milano: sono stati calorosi e corretti, invece ho ascoltato certi cori arrivare dall’altra parte».
Cosa ha detto a suo fratello Paolo dopo il trionfo sull’Inter?
«Gli ho fatto i complimenti. Li meritano lui, cresciuto tanto da meritare la ribalta internazionale, e i suoi compagni».
E a De Laurentiis?
«Non l’ho visto, ero in un altro settore della tribuna».
Senza voler tornare ai discorsi di anni fa, sarebbe piaciuto a Cannavaro senior giocare in questo Napoli?
«E a chi non sarebbe piaciuto? È una squadra che funziona bene, in cui si vede la mano dell’allenatore».
Mazzarri è un valore aggiunto?
«È bravo perchè è riuscito a trasmettere ai giocatori la sua voglia e le sue idee. In campo la squadra fa quello che vuole il tecnico. Si nota. C’è un assetto logico, definito: i tre difensori, i due esterni che aiutano. A centrocampo Inler e Gargano possono fare la differenza, come è accaduto contro l’Inter, anche perché aiutati da Hamsik che spesso crea la superiorità. E poi quei tre là davanti. Quando gioca di rimessa, trovando gli spazi per partire in contropiede, il Napoli sa essere devastante. Potrà ritenersi completo, ancor più forte, riuscendo ad imporre il suo gioco».
Non è che il presidente dell’Al Ahli le ha chiesto quanto costano Hamsik e Lavezzi?
«No, lui sa che il calcio europeo è una realtà differente rispetto alla nostra. Siamo in viaggio di aggiornamento. Spero di poter accompagnare il presidente al San Paolo anche se gli ho spiegato che lo stadio non è una struttura bella da vedere. Ma una partita a Fuorigrotta è un’emozione da vivere».
Quando esplose il fenomeno Spagna, lei osservò: la differenza la fanno i vivai e gli impianti.
«Non basta sistemare il campo o ristrutturare gli spogliatoi, servono stadi di alto livello per migliorarsi. La crescita di una squadra procede di pari passo con quella della società. Una struttura moderna sarebbe un premio anche per i tifosi».
Lei, da celebre napoletano, ha progetti per Napoli?
«Da anni ho una fondazione con Ciro Ferrara e tentiamo di aiutare i giovani della città. Un anno fa, durante i Mondiali in Sudafrica, a me e all’amico Angelo Vita venne in mente l’idea della Coppa America a Napoli e ne parlai con i dirigenti della Louis Vuitton. Altri hanno portato avanti il progetto e a me va bene perché mi interessa che Napoli diffonda sempre un’immagine positiva. Anche la squadra può contribuirvi».
A proposito di immagine, quella offerta in Champions è brillante: quattro punti in due partite.
«Si è detto che il test più duro fosse il primo, quello con il Manchester City, invece le prossime due partite faranno capire dove può arrivare il Napoli. Sono le sfide con il Bayern Monaco, che ha una mentalità tedesca e calciatori di livello internazionale. I risultati di questi 180′ indicheranno le prospettive anche oltre confine».
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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