C’è un supertestimone nell’inchiesta sul calcioscommesse, una delle due indagini attualmente avviate dalla Procura della Repubblica di Napoli. È un ex calciatore. Più precisamente, un ex della Società sportiva calcio Napoli. Un ex tesserato azzurro che con le sue dichiarazioni ha già rimepito pagine e pagine di verbali, chiarendo ai pubblici ministeri dell’ufficio inquirente diretto da Giovandomenico Lepore circostanze, fatti e situazioni che sono oggetto del delicato fascicolo.
La notizia è filtrata nonostante tutte le precauzioni adottate per blindare la notizia e per tutelare il calciatore che, va detto subito, non risulta indagato, e negli interrogatori viene dunque sentito in qualità di persona informata dei fatti. L’ex azzurro sarebbe stato ascoltato già almeno tre volte dai sostituti che compongono il pool reati da stadio (il gruppo di lavoro creato dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo), ma presto – secondo fonti giudiziarie qualificate – potrebbe ancora essere convocato in Procura per nuovi interrogatori.
Le inchieste sul calcioscommesse a Napoli sono due. La prima – quella di cui qui parliamo – sta mettendo a fuoco alcuni episodi sospetti: una decina di partite del massimo campionato di calcio italiano; tra queste vi sono anche tre recenti incontri disputati dal Napoli: Napoli-Parma del 10 aprile 2010, finito al centro di una informativa dei carabinieri spedita alla Dda (il caso è stato archiviato) e alla Procura federale (dove non sono emersi rilievi disciplinari); Sampdoria-Napoli (risultato 1-0) e la più recente Lecce-Napoli, dell’otto maggio scorso, vinta dai salentini per 2-1.
I magistrati ovviamente non indagano solo sulle partite del Napoli (la società di Aurelio De Laurentiis, va detto subito, è peraltro estranea alla vicenda giudiziaria, ed anzi – semmai – potrebbe trasformarsi un domani in parte lesa): la rosa degli incontri finita sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori della Digos di Napoli, guidata da Filippo Bonfiglio, è molto più ampia.
In questi ultimi mesi l’inchiesta ha fatto notevoli passi avanti. Passate al setaccio migliaia di puntate e di scommesse, sono stati visti e rivisti gli incontri di calcio ripresi dalle televisioni, si è scavato tra le pieghe di risultati finali spesso sorprendenti. Al lavoro non solo la polizia, con la Digos, ma anche carabinieri e Guardia di Finanza, perché i profili che investono il delicato fascicolo sono molteplici.
Ma torniamo all’ex calciatore azzurro. Per quale motivo è stato convocato in Procura? A questo punto cala un fittissimo riserbo e nulla trapela sui contenuti degli interrogatori. Ma è presumibile che i magistrati abbiano chiesto allo sportivo se – durante la sua permanenza a Napoli e nel Napoli – abbia avuto modo di notare anomalie o comportamenti sospetti prima durante e dopo le partite.
Perché anche qui – come nella seconda inchiesta condotta dalla Procura, ma sul versante della Direzione distrettuale antimafia – la zona grigia è costituita da un vorticoso giro di presunti illeciti commessi truccando i risultati finali delle partite, agevolando così flussi milionari di importi giocati anche sui «risultati esatti». È molto probabile che gli stessi inquirenti abbiano chiesto all’ex calciatore del Napoli di quelle tre sconfitte, contro Sampdoria, Lecce e Parma (quest’ultima partita è la stessa nel corso della quale si nota a bordo campo, nel San Paolo, la presenza del figlio dell’ex camorrista oggi collaboratore di giustizia Salvatore Lo Russo, Antonio, con tanto di pettorina riservata esclusivamente ai giardinieri dell’impianto sportivo).
La Redazione
P.S.
Fonte: Il Mattino
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