Era il portiere del grande Foggia di Zeman, quello esaltato dal tridente formato da Signori, Baiano e Rambaudi. Il boemo offensivista si innamorò di quel giovane portiere di Matera, Franco Mancini, appassionato di musica reggae, perché tra i pali era spericolato. Ma efficace, al punto che i tifosi dello Zaccheria lo soprannominarono The Wall. Quel muro è caduto ieri, a 43 anni: Mancini è stato stroncato da un infarto nel suo appartamento di via Gobetti a Pescara, dove si era trasferito nella scorsa estate per seguire Zeman. Era il preparatore dei portieri della squadra abruzzese e ieri mattina aveva partecipato all’ultimo allenamento. Solo in casa, è stato colpito dal malore e non è stato in grado di chiedere soccorso. Il corpo di Mancini è stato ritrovato dalla moglie Chiara, che ha dato l’allarme quando era troppo tardi.
Mancini aveva chiuso la carriera nel 2008 a Trani e nell’estate 2010 aveva affiancato Zeman a Foggia in Prima divisione. Per tre stagioni, dal 2000 al 2003, aveva giocato a Napoli. Lo volle Zeman, scelto da Ferlaino e Corbelli per guidare la squadra in A. Il boemo venne licenziato dopo sei partite, Mancini rimase. E l’anno successivo sfiorò la promozione con il corregionale De Canio in panchina. Il portiere aveva conservato un bel ricordo dell’esperienza napoletana, in particolare del rapporto con i tifosi. Nel 2006 sarebbe tornato in Campania per giocare nella Salernitana guidata da Novelli. Carattere chiuso, Mancini parlava a monosillabi. Come Zeman. E come il maestro Zdenek, visto per l’ultima volta ieri a pranzo, fumava tanto lontano dal campo. A Pescara viveva da solo: moglie e figli lo raggiungevano alla vigilia delle partite interne. Come ieri.
La scomparsa di Mancini è stata seguita anche da un piccolo giallo nei rapporti tra il Pescara e la Lega di B. Perché nel tardo pomeriggio si era diffusa la notizia che la società abruzzese aveva chiesto di rinviare la partita contro il Bari in programma oggi allo stadio Adriatico, ma la risposta era stata negativa perché non ci sarebbero stati i tempi tecnici per lo spostamento del match. Questo mentre anche il Bari (squadra in cui Mancini aveva giocato dal ’97 al 2000) faceva sapere che non si sarebbe opposto alla decisione. In tarda serata il secco comunicato della Lega: «Mai chiesto dal Pescara il rinvio della partita». E la decisione di «commemorare Mancini osservando un minuto di raccoglimento prima del fischio di inizio della gara, nella quale entrambe le squadre scenderanno anche in campo con la fascia al braccio in segno di lutto».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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