Era latitante da qualche mese,ma volle comunque farsi «passare lo sfizio» di conoscere l’eterno golden boy del calcio che conta. Era ricercato dalle forze dell’ordine per un’ipotesi di associazione camorristica, ma il suo stato di latitante non gli impedì di rinunciare a un capriccio tutto personale: avere al proprio cospetto il calciatore Mario Balotelli, un anno fa ancora interista prima di passare con il «City» di Roberto Mancini. Ordine perentorio firmato Antonio Lo Russo, figlio del boss oggi pentito Salvatore ‘o capitone, quel ragazzo dall’espressione corrucciata diventata famoso per le foto che lo ritraggono a bordo campo in alcune partite casalinghe del Napoli nella stagione 2009/2010. Oggi, a raccontare il presunto incontro tra Balotelli e LoRussojr sono due collaboratori di giustizia. La loro testimonianzaè stata depositata qualche giorno fa dinanzi al Tribunale del Riesame nel corso dell’inchiesta sul presunto riciclaggio di denaro sporco in attività di ristorazione messe in piedi nel centro di Napoli. I due pentiti si chiamano Biagio Esposito e Luca Menna,due ex boss del narcotraffico che la scorsa estate decidono all’improvviso di collaborare con la giustizia. Danno l’input decisivo in alcune operazioni di polizia giudiziaria, poi raccontano la storia di Balotelli a Napoli, dei suoi contatti con il territorio partenopeo, dei suoi accompagnatori nel giro tra Secondigliano e Scampia.E chiamano in causa il rampollo dei Lo Russo che decise di «farsi portare» Balotelli, di farselo condurre al suo cospetto. Una sorta di via libera prima di autorizzare il tour dell’attaccante per le vie dello spaccio di droga, tra zombie di periferia e piazze di spaccio controllate da vedette e sentinelle della camorra. Sul punto ci sono versioni divergenti, tutte finite agli atti dell’inchiesta culminata ne isequestri di alcuni locali del lungomare.Partiamo dall’ultimo atto istruttorio, dall’ultimo verbale, vale a dire dal racconto del boss pentito Biagio Esposito: «Quella passeggiata di Balotelli a Scampia nacque nell’occasione in cui Antonio LoRusso,venuto a conoscenza della presenza del calciatore presso il ristorante di un loro amico, per incontrarlo chiese che venisse portato al suo cospetto». Parole messe agli atti di una informativa della Dda di Napoli depositata al Riesame,a margine delle indagini condotte dalla Dia del primo dirigente Maurizio Vallone.Parole che chiamano in ballo-anche se in direttamente – l’imprenditore Marco Iorio, il titolare del ristorante frequentato da Balotelli, a sua volta giunto a Napoli per una manifestazione di sport e spettacolo di fine campionato.Sul punto,a luglio del 2010, era stato ascoltato lo stesso Iorio,che si era limitato a dichiarare di aver provveduto personalmente ad accompagnare Balotelli a Scampia, dopo che il calciatore gliene aveva fatto esplicita richiesta.Versione rafforzata di recente dallo stesso Balotelli, che ha dichiarato di essersi mosso solo per curiosità sociologica, permettere a fuoco le condizioni di vita nelle ormai famigerate «piazze» della Gomorra napoletana. Altra storia invece quella raccontata da Luca Menna e Biagio Esposito, quest’ultimo sentito di recente dai pm Sergio Amato e Enrica Parascandolo: fu un capriccio di Antonio Lo Russo, un ordine dell’aspirante boss dopo aver appreso (su per giù in tempo reale) che il futuro asso del Manchester pranzava sul Lungomare, lì seduto, «al ristorante di un loro amico».
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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