Cominciò tutto dieci anni fa, con un pareggio contro la Puteolana, 23 settembre 2001, quarta giornata del girone C di serie C2. Mazzarri debuttò su una panchina professionistica quel pomeriggio, al vecchio «Conte» di Pozzuoli, dove curiosamente ha fissato la sua dimora quando è stato convocato da De Laurentiis per sostituire Donadoni nell’autunno 2009. Dall’Acireale alla Champions, l’irresistibile scalata di Walter, toscano di San Vincenzo, un uomo di mare che sta facendo sognare una città di mare.
Domani il Napoli, dopo ventun anni, torna in Champions League e i meriti dell’allenatore sono evidenti. In quasi due anni di lavoro, ha rilanciato una squadra. Prima l’Europa League, ora la Champions. «Era un predestinato, si capiva che avrebbe fatto carriera», dice Nino Pulvirenti, presidente del Catania. Il primo presidente di Mazzarri.
«Lo presi all’inizio del campionato di serie C2 per l’Acireale, la mia società di allora. Professionista serissimo, metteva tutto se stesso nel lavoro. A fine campionato mi chiese di essere liberato dal contratto biennale perché aveva l’offerta della Pistoiese in serie C1: lo lasciai andare».
Mazzarri è stato sul punto di chiedere anche a De Laurentiis di essere liberato nella scorsa primavera: c’era la sirena Juve, poi il rapporto è stato chiarito e ricomposto.
«E lo hanno notato anche i giocatori»,
ha detto il tecnico.
L’ascesa è stata vertiginosa. La promozione del Livorno, le tre salvezze con la Reggina (cancellando il pesante handicap in classifica post Calciopoli), i due anni alla Samp tra chiaroscuri. E poi Napoli, l’occasione finora più importante della carriera dell’allenatore passato anche nei pensieri del Milan, prima di Allegri, e della Juve, prima di Conte.
«Napoli mi ha dato molto, c’è un rapporto fortissimo con la gente»,
ha raccontato Walter. Domani sera siederà sulla prima panchina di Champions. Ne ha fatta di strada, dal campo di Pozzuoli all’Etihad Stadium.
«Ce la giocheremo senza timori».
E su questo è pronto a scommetterci. Il 23 agosto, poche ore dopo i cinque gol presi dal Barcellona al Trofeo Gamper, ha fatto un discorso al Napoli. Lo ha rimotivato, ha spiegato che quella presa al Camp Nou doveva essere interpretata come una positiva lezione.
«Dobbiamo crescere».
Come ha fatto lui, partito dalla provincia del pallone.
«La promozione del Livorno, le salvezze con la Reggina: sono stati questi i miei scudetti».
E ora sogna di vincere quello vero.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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