Una premessa.
«Della Fiorentina non parlo. Non mi interessa».
Giancarlo Antognoni è Firenze, è la Fiorentina, però dopo la polemica della scorsa estate si è imposto il silenzio su questa squadra e soprattutto su questa società. L’ex capitano viola, diventato dirigente delle nazionali giovanili, volentieri parla di Mazzarri e del Napoli.
«L’ultima partita in trasferta della mia carriera l’ho giocata al San Paolo».
Dieci maggio ’87, la domenica del primo scudetto azzurro.
Antognoni, che ricorda di quel pomeriggio?
«Il gol di Baggio che portò in vantaggio la Fiorentina. I novantamila di Fuorigrotta si “ribellarono” e il Napoli pareggiò. Con quel punto vinse lo scudetto, ampiamente meritato, e alla fine si scatenò la grande festa, che coinvolse anche noi, gli avversari. Chissà dove finì la mia maglia…».
Il Napoli rivive quei giorni e sogna il terzo scudetto.
«De Laurentiis ha fatto un bel lavoro in questi anni, puntando su giocatori importanti e su un allenatore vincente».
Mazzarri dice che da ragazzo era stato soprannominato il nuovo Antognoni e che il paragone condizionò la sua carriera da calciatore.
«Walter dovrebbe ringraziarmi perché ho migliorato la sua carriera da allenatore… Scherzo, ovviamente».
Com’era il calciatore Mazzarri?
«Giocava nelle giovanili, non faceva parte della prima squadra. Aveva un bel destro, era un emergente. Avremmo potuto coesistere nella Fiorentina, però gli allenatori dell’epoca seguivano schemi rigidi e non vi fu la possibilità di giocare insieme».
E com’è l’allenatore Mazzarri?
«Molto bravo, ha sempre ottenuto buoni risultati nella sua carriera e quelli con il Napoli sono straordinari. Walter è un allenatore moderno, capace sotto l’aspetto tattico. D’altra parte, questa è la prerogativa dei tecnici italiani».
Mercoledì il tecnico ha cambiato il settanta per cento della squadra e ha perso in casa del Chievo.
«Mazzarri conosce bene il suo gruppo e deve aver ponderato le scelte che ha fatto per la partita di Verona. Il risultato è stato negativo, ma non credo che la ragione sia stata il turnover. Il Napoli ha una rosa competitiva, migliorata attraverso l’acquisto di elementi come Inler. I giocatori si equivalgono, però tre sono insostituibili: Cavani, Hamsik e Lavezzi».
A Firenze ha visto giocare Donadel e Santana.
«Due calciatori di valore, vedrete».
Dove può arrivare il Napoli?
«Può giocarsela per lo scudetto. Differente il discorso per la Champions: il livello è molto più elevato e peraltro il Napoli gioca per la prima volta in questa competizione».
Ma che succede nel campionato? Dopo 270′ Milan e Inter non sono al vertice della classifica.
«Può capitare, anche alle grandi, quando le aspettative sono molto elevate. L’inizio è difficile per tutte, non si può pretendere il cento per cento, soprattutto se vi sono infortuni o problemi di altro genere. Tra un po’ il campionato riprenderà il suo filo logico. E il Napoli, comunque, resterà tra le favorite per lo scudetto».
Domanda per l’ex fuoriclasse e per il dirigente delle nazionali: perché il calcio italiano è in difficoltà?
«Ci sono troppi stranieri nelle prime squadre e nelle formazioni giovanili e in campo occupano i ruoli più importanti. Gli italiani non riescono a trovare spazio e così si frena la loro crescita. Su questo problema bisognerebbe intervenire».
Così suggerisce Antognoni, campione del mondo nell’82, quando la serie A parlava ancora italiano.
La Redazione
A.S.
Fonte: Il Mattino
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