Dal buio dello stadio di San Siro dove l’Italia venne umiliata dalla Svezia al buio dello stadio di San Siro, dove il calcio italiano ha consumato un’altra triste pagina. Da una notte all’altra, con il presidente della Fifa, Gianni Infantino, che bacchetta la Figc, i club del nostro Paese e anche il governo. Lo fa da Dubai dove annuncia che il Mondiale del 2022 «vedrà la partecipazione di 48 nazionali». La Nazionale fuori dai Mondiali sembrava il punto più basso. Ma la violenza e il razzismo fanno finire, tristemente, l’Italia, ancora sotto i riflettori.
Il numero uno del calcio mondiale non è assolutamente tenero. Ha tenuto a battesimo il varo della nuova governance della Federcalcio a ottobre ed è vicinissimo sia al presidente Gravina che al suo vice Sibilia. Ma non può tacere. «Sono sdegnato e triste per quello che è successo a Koulibaly. Gli ululati contro i giocatori di colore vanno condannati con la massima severità e devono essere uno stimolo per tutti i dirigenti del calcio ad abbassare i toni (ed è probabile che qui si riferisca agli attacchi di De Laurentiis, Cairo e Preziosi contro gli arbitri, ndr), altrimenti fomentiamo l’aggressività che c’è in giro e che a volte sfocia in razzismo e altre in violenza. Il calcio è un mondo tollerante, dove violenza e razzismo non devono trovare posto», dice dopo una settimana di riflessione. L’impegno contro razzismo e violenza non sia solo «un fenomeno occasionale, di quando accade un incidente per poi dimenticarsene, ma un’attività di tutti i giorni. Quando venni eletto presidente proposi come segretario generale una donna senegalese, per la prima volta nella storia; nel calcio non c’è posto per il razzismo».
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