I numeri hanno un’anima, eccome se ce l’hanno: e un anno dopo, infilandosi d’istinto tra le pieghe della statistica, il secondo Cavani è (quasi) identico al primo. I numeri non mentono e l’aritmetica, calcisticamente, aiuta a definire un’opinione indiscutibile su quel «mostro» dell’area di rigore divenuto il principe azzurro del gol, cinquantacinque reti complessivamente segnate, il nono bomber di tutti i tempi del Napoli, alla pari di Hamsik però avendo ovviamente molte chance (tattiche) in più e moltissime gare in meno giocate.
I fatti separati dalle (inevitabili) addizioni narrano una favola fascinosa come poche e il biennio di quel matador impietoso è in quella tendenza a stupire un giorno sì e l’altro pure, avanzando con ingordigia e una padronanza di se stesso e dei movimenti inquietante assai per i difensori, dirimpettai scossi da tanta abbondanza: dieci doppiette, cinque triplette, una collana di perle con il destro, il sinistro, il tap in, il colpo di testa, la volée, il cucchiaino e una sequenza di diavolerie da campionario dell’attaccante moderno, un’iradiddio a tutto campo, capace di andare a saltare nei propri sedici metri su corner e poi di ripartire per un contropiede letale.
Da agosto 2010 (a Boras) sino a Firenze ci sono diciotto mesi e cinquantacinque Cavani in novantotto presenze, media raccapricciante (per i nemici) di 1.78, una spada di Edinson sistematicamente sistemata sul collo di chi sta dall’altra parte e sa che da un momento all’altro può scattare la dura legge del goleador che, in genere – tranne rare eccezioni: due rigori – non perdona. Il tempo vola ma non modifica d’un niente la per lui piacevolissima abitudine d’un uomo nato per segnare e che viene ritmicamente tenuta in vita: un anno fa, febbraio 2011, venti lampi in campionato e sette in Europa League; un anno dopo, febbraio 2012, più o meno lo stesso numero di appuntamenti affrontati, quindici guizzi in campionato, quattro in Champions e tre in coppa Italia, con portoni spalancati su qualsiasi aspirazione. E’ scienza o fantascienza?
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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