Quella è la sfera privata, non la palla di cuoio dinnanzi alla quale ogni commento è lecito; quella è una vicenda personale e ci sono sentimenti nei quali è vietato intrufolarsi; quello è uno spicchio della esistenza che non consente intromissioni e che viene liquidata con diplomazia e con riservatezza. «La mia vita? Io andrò sempre avanti e farò quello che ho sempre fatto: è in campo che devo dimostrare di essere un professionista». Quello è un Cavani insondabile, una statua di gesso che guarda fisso nel vuoto e che intanto si mette in viaggio, torna in Uruguay, per ritrovare Bautista, il primogenito, e per conoscere finalmente Lucas, arrivato due settimane fa: e non c’è traccia di riferimenti al gossip fiorito prepotentemente nel fine settimana, non ci sono allusioni né alla presunta «storia d’amore» con una ragazza partenopea, né all’eventualità d’una separazione traumatica con Maria Soledad, sua moglie, in Sud America da dicembre.
Quello è terreno inaccessibile, una sorta di camera oscura che appartiene a Cavani e soltanto a Cavani, semmai alla sua famiglia che gli sta intorno, a suo fratello Fernando, abbracciato a lungo, o a mamma Berta che a fine partita può inoltrarsi nel caveau del San Paolo con un’espressione più rasserenata per complimentarsi con il figlio. Quella è la frontiera oltre la quale non ci saranno media ammessi, neanche per una vaga dichiarazione, né smentite e men che meno ammissioni, nè ira e né polemiche: solo il gesto in campo – della serie: parlate, parlate – e poi il black-out. Questa Cavani-story è un affare di cuore esclusivamente di Edinson Cavani, che segna e va a ringraziare chiunque, in panchina: va a cercare Giuseppe Santoro, il team manager, e poi Mazzarri, e poi Rosati e poi, uno ad uno, chi s’è alzato perché, come lui, sembra si siano tolti un peso dallo stomaco.
Questo è il Cavani pubblico, perché poi il velo della discrezione cala oltre la partita e conduce dritto sul volo in partenza per Montevideo, in quel viaggio in cui i pensieri sparsi avranno modo di essere raccolti, prima di concedersi a Lucas, di incrociare Maria Soledad e di ritrovare se stesso nel riserbo più assoluto. «Giudicatemi per quel che faccio in campo».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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