E mica siete su scherzi a parte… Napoli-Psv è un allenamento, una seduta defatigante, un fastidio sistemato nel calendario: ma in quell’ora da vivere in punta di piedi, scaldandosi le punte ed evitando i contatti pericolosi, la voglia matta non va mai in vacanza. Si scrive Cavani ma si legge bomber: in campionato ed in Supercoppa, in Europa League e per la storia, perché in quel Napoli-Psv che dà un senso superfluo del calcio, niente diviene inutile, men che meno un altro gol, l’ottanquattresimo. La sfida infinita, cominciata due anni e quattro mesi, continua a colpi di classe e stavolta per arricchire le statistiche ed avvicinare Sua Maestà il calcio, ammirato come un Dio, serve la freddezza (mai stanca, né annoiata) d’un fuoriclasse che ha gli occhi spalancati alla classifica dei cannonieri dell’Europa League e che lancia sguardi ammiccanti al trono d’una Napoli ormai abbracciata e blandita con messaggi suadenti: «Sono qui per lasciare un segno. E però sarebbe bello affiancare e battere Diego…».
EN PLEIN – Diciotto reti in diciotto partite e il Psv, ch’è lì come vittima sacrificale (almeno) del matador deve piegarsi immediatamente, quando la serata non è stata ancora resa gelida dalla temperatura, né inquietata (appena, appena) da una sconfitta che non lascia traccia alcuna nel morale del Napoli e però sistema i numeri (anche) stagionali di un attaccante allergico alle ferie e persino alla ricerca d’un viceré da sistemargli alle spalle da gennaio prossimo, a mercato aperto: «Non serve andare a cercare un mio sostituto, perché io voglio giocare sempre e intendo segnare sempre». Detto e fatto, standosene sveglio, sfidando i cronisti a cercare nuovi appellativi ed a saccheggiare i vocabolari per per scovare inediti aggettivi: perché fantastico è andato in disuso e pure eccezionale è ormai banale, ma unico forse no, come raccontano i numeri che a modo loro non mentono mai.
DA PECHINO – Diciotto reti in diciotto partite, sistemandosi dentro un camper o un aereo o un qualsiasi mezzo di locomozione, per un tour reale (mica immaginifico) che lo ha trascinato da Pechino sino al san Paolo, facendogli fare soste (quasi) ovunque, spingerlo all’eccesso nella quaterna rifilata all’Aik Solna al san Paolo o nella tripletta (con rigore sbagliato) alla Lazio. Il Cavani buono per tutte le stagioni segna sempre, in piena estate, con un taso di umidità terrificante; in autunno, mentre altrove cadono le foglie; nell’inverno che non gela le sue membra, né la capacità d’essere perennemente prolifico: Napoli 1, Psv 0, e chi se non el matador?
DISTANZA – Maradona è ancora sistemato su un altro pianeta e lì resterà per l’eternità, però aritmeticamente Cavani si avvicina con gli olandesi che cominciano a volare ed il Napoli, fatalmente, a barcollare: ma segna sempre lui, che sfida chiunque, pure gli dei, e nel viaggio di avvicinamento verso l’Inter, quella “nemica” invisibile che si allunga sul san Paolo, ci arriva carico a pallettoni, come voleva dimostrare (pure) a se stesso. Trentatré reti nella sua prima stagione partenopea, trentatré reti nella sua seconda strabiliante annata da principe azzurro: e quando siamo nel cammin di questa terza stagione, diciotto volte Cavani. E mica siete su scherzi a parte…
A.S.