Altro passo falso del Napoli in campionato, che ancora una volta si blocca contro una squadra “catenacciara” di bassa classifica e di nuovo paga il peso della stanchezza. Si è ripetuto anche un ulteriore copione recente: quello di un primo tempo buono e un secondo tempo scarico, ed è solo 1-1.
CATENACCIO LIVORNO – La storia di Livorno-Napoli è stata presto chiara: dal fischio d’inizio, per ben cinque minuti gli ospiti hanno monopolizzato il possesso del pallone, mai visto dai livornesi e in un certo senso mai desiderato. La formazione di Di Carlo si è schierata immediatamente nella sua totalità dietro la linea della palla e ha praticato quella sorta di anticalcio che già molte altre “piccole”, con successo, hanno opposto al Napoli in questa stagione. E al 10′ si stava giocando ancora in una sola metà campo, con gli azzurri che provavano a far circolare il pallone da un lato all’altro del terreno di gioco per aggirare il fortino amaranto, creando qualche pericolo con un Mertens ispiratissimo. Il Livorno accennava timide ripartenze o avanzate prudenti e, complice qualche incertezza difensiva napoletana, si affacciava dalle parti di Reina. Fra il 15′ e il 20′ il Napoli ha provato ad accelerare il ritmo con tocchi di prima sulla trequarti, e al 24′ ancora Mertens è andato al tiro, respinto da Bardi. Il rigore è stato un giusto premio per il belga e la più ovvia soluzione per sbloccare il risultato, in una fase in cui si era pure tornati su ritmi blandi. Al 36’ un illuminante lancio di Mertens ha apparecchiato la migliore delle occasioni per Callejòn, ma lo spagnolo è caduto vittima della nuova sindrome tipica del Napoli, quella di non riuscire a chiudere le partite. E un minuto dopo è cresciuto il Livorno, fortunato a capitalizzare subito lo sforzo trovando l’1-1 al 39’, alla prima vera occasione e grazie a un rimpallo incredibile sulla spalla di Reina.
SECONDO TEMPO SPENTO – La ripresa ha visto un Napoli distratto e scoperto a centrocampo, dove sia Jorginho che Inler trottavano senza grinta, e un Livorno più convinto e meno serrato in difesa. A sorpresa le distanze fra i calciatori sono aumentate e i toscani si sono aperti leggermente, ma per una decina di minuti il Napoli si è solo allungato e, perse le condizioni per i fraseggi sul breve, ha tentato inutili lanci lunghi verso una zona dove sarebbe servito disperatamente Higuaìn. Intorno all’ora di gioco il Livorno sembrava persino in grado di passare in vantaggio (miracoloso Reina su Paulinho), e a quel punto il Napoli si è scosso e in un minuto (61′-62′) ha creato due palle-gol sempre con Mertens (assist per la testa di Hamšík e tiro a giro di poco fuori). Benitez ha provato a cambiare e prima ha tolto Pandev per Insigne, spostando Callejòn a fare il “falso nueve“, poi ha tolto Hamšík e inserito Zapata come prima punta, ricollocando Callejòn nel suo ruolo naturale. Intanto, Di Carlo inseriva altri difensori, come se non bastasse il muro già eretto in partenza. Con l’ingresso di Duvàn, sarebbero sì serviti i lanci lunghi, e invece gli azzurri hanno fatto di nuovo i “bastian contrario” e preferito il gioco a terra. E non a caso, Zapata è arrivato gravemente in ritardo sul cross basso di Mertens all’89’, che bastava solo appoggiare in rete. E il risultato non è più cambiato.
LA MANCANZA DI HIGUAIN – A fine primo tempo il Napoli aveva il 66% di possesso palla, mentre intorno all’80’ era sceso al 51%: un dato statistico a testimoniare il fatto che il Napoli di questi tempi resiste solo metà gara. Per la trasferta in Toscana, Benitez ha scelto Pandev come centravanti, posizione migliore rispetto al ruolo di seconda punta se si considera il suo grado di dinamismo (da punta centrale può fare a meno di rientrare). L’errore dei compagni è stato però quello di cercarlo con soluzioni adatte a Higuaìn, lanciando alto o in profondità, là dove Pandev non è in grado di occupare spazio con il fisico e, anzi, si fa spesso anticipare. Il macedone invece ha bisogno di passaggi rasoterra e palla sui piedi, ma anche quando l’ha avuta è stato in verità impreciso e poco tempestivo nelle scelte. Zapata non ha avuto nemmeno il tempo per fare di meglio (ma per fallire una palla-gol sì), ed appare chiaro come al Napoli manchi assolutamente un sostituto di Higuaìn – e a tale scopo, non solo per la partita di oggi un calciatore adatto sarebbe proprio Paulinho, attaccante dinamico, potente e tecnico. Hamšík sembra aver perso fiducia nel tiro e Jorginho ha dimenticato le prestazioni brillanti con cui si è presentato, ma i problemi maggiori restano in difesa: mentre Fernandez ha ancora una volta confermato i suoi progressi, è toccato a Britos ripetere le sue consuete piccole amnesie, e non è esente da colpe quando ha urtato Reina nel rocambolesco gol dell’1-1. A questo punto la corsa al secondo posto sembra problematica, forse ormai sarebbe più opportuno concentrarsi davvero sulle coppe e pensare a mantenere almeno il terzo posto in Serie A.
Lorenzo Licciardi
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