NAPOLI – La garanzia è nel passato, in quelle «certezze» che sono scandite dal curriculum vitae d’un uomo che ha vinto tanto, lo ha fatto ovunque, riuscendoci all’epoca d’un calcio teoricamente diverso (con il Valencia), dunque con impegni meno pressanti, e poi anche nel football contemporaneo (l’anno scorso al Chelsea).
La sicurezza è nel metodo Benitez, che ha un respiro internazionale, un data base sviluppato, computer con i quali parla e sistemi di allenamento che hanno prodotto risultati, che dunque vivono a prescindere delle date da cerchiare in azzurro: un anno fa, quando non c’erano problemi d’ingolfamento estivo con partite di capitale importanza, la partenza per Dimaro avvenne il 13 luglio e l’arrivederci in Trentino ci fu il 26; stavolta, pur avendo percezione che ci si potesse imbattere nel «preliminare» – e che si possa anche dover affrontare la finale di Supercoppa, però a Roma e non a Pechino se dovesse toccare ad un Napoli chiamato alla sfida di Champions – l’adeguamento è relativo, anzi c’è uno scatto in avanti: ritrovo fissato sempre a Dimaro, per il quarto anno consecutivo, per il 17 luglio e pausa per il 30.
LAVORO- Quindi, quattordici giorni complessivi di lavoro, con dentro una serie di amichevoli istituzionali e però anche graduali: si comincerà con la selezione locale, un approccio, poi si andrà via via elevando la consistenza degli avversari; si procederà, insomma, seguendo le tabelle di Benitez, quelle che nell’estate del 2013, ad un certo punto, parevano preoccupare, perché non prevedevano le ripetute nei boschi ed erano state depurate dal cosiddetto lavoro a secco, mentre risultavano dense di esercitazioni con il pallone.
Il 3 maggio c’è Napoli-Fiorentina, vale la coppa Italia e – chissà? – magari un aggiornamento sulla data del ritiro: forse sì però forse anche no, perché la cultura del lavoro di Benitez va al di là della quantità, mira alla qualità e, perlomeno per adesso, non prevede la distrazione di tournée all’estero. Quelle portano soldi, però distraggono, accumulano ore di volo e tolgono la possibilità di allenarsi.
Fonte: Corriere dello Sport
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