Errare è umano: e tra le pieghe d’una partita, c’è, immancabile, almeno un neo. La maledizione delle palle inattive s’abbatte sul Napoli al minuto 35 della ripresa, quando Pirlo va a battere un angolo e Caceres si ritrova, indisturbato, a sei metri da De Sanctis, libero come l’aria che fende con l’irruzione dell’1-0. La storia che si ripete – ancora un corner – alimenta la curiosità e non certo la ricerca del colpevole: e nel post-partita, l’analisi tecnica di Mazzarri, induce a ricostruire (e senza l’ausilio dei replay) la dinamica. Ricostruzione lampo e però fallace induce a ritenere che Caceres sia di competenza di Inler, che invece nel gioco degli accoppiamenti d’una retrogradia che marca sempre a uomo c’entra praticamente nulla.
Il calcio del Terzo Millennio abbonda di immagini e, a freddo, si può andare anche a rivedere l’intera sfida, riflettendo sulla spiegazione offerta da Mazzarri: «Abbiamo subito gol per un equivoco, un dettaglio, che a volte determina il risultato. Ma nessun dramma, ci mancherebbe. Caceres doveva essere seguito da chi teneva Barzagli, rimasto invece nella circostanza in difesa. Ciò ha generato un attimo di smarrimento, perché chi doveva andare a coprire cercava il centrale difensivo ed ha perso l’esterno sudamericano».
Quattro corner, prima di quello che indirizza Juventus-Napoli, e le immagini aiutano a capire: dalla bandierina va sempre Pirlo, da dietro arriva sistematicamente Barzagli, che fa il movimento sul primo palo o per spizzare o per cercare la deviazione. A controllarlo c’è come un’ombra Christian Maggio, che governa le situazioni in assoluta tranquillità. Fino al minuto 35 del secondo tempo, quando il cursore insegue con lo sguardo Barzagli e non lo trova, rimanendo disorientato sullo scatto e sullo stacco di Caceres. Errare è umanissimo.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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