Parla il giudice sportivo, per la prima volta. A sorpresa Giampaolo Tosel è stato ospite di Radio DeeJay e ha spiegato il suo ruolo delicato nel calcio italiano: «Nelle mie decisioni la base sono i 55 articoli del codice di giustizia sportiva, la mia funzione è quella di un notaio e ragioniere che prende atto di quello che c’è scritto nel referto degli arbitri e in base a quello commina le sanzioni. C’è un tariffario nel codice che non tutti conoscono: espressione ingiuriosa all’arbitro, minimo due giornate; condotta violenta, minimo tre giornate; doppia ammonizione, minimo una giornata. Non c’è spazio per interpretazioni. I giudici non guardano la tv, non ascoltano le radio, non leggono i giornali. Gli unici atti ufficiali su cui vertono i miei giudizi sono i referti degli arbitri e i rapporti della procura federale. Perché se la tv smentisce un episodio, il giudice commina lo stesso una squalifica? Il giudice può solo attenersi ai referti». Un ascoltatore chiede via sms il perché delle due giornate inflitte a Burdisso dopo il fallo su Conti in Cagliari-Roma: «Non posso spiegare il perché, ho un obbligo deontologico preciso e non posso esprimere valutazioni». Tosel ha anche raccontato perché preferisce non esporsi mai in radio e in tv: «Ho sempre auspicato una giustizia che non abbia nome e cognome, che sia silenziosa e non abbia un volto. Ho fatto il magistrato per 35 anni, ho iniziato a 24 anni, mi sono laureato a 21, ho preso la maturità a 17 e sono in pensione da 10».
LA REDAZIONE
Fonte: Corriere dello Sport
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