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il Gip Morello: «La responsabilità oggettiva non deve essere automatica»

«Da valutare il comportamento dei club per ogni singolo caso»

«La responsabilità oggettiva non esiste solo nell’ordinamento sportivo, ma non è una responsabilità automatica: andrebbe accertata caso per caso». Tullio Morello, gip presso il tribunale di Napoli, interviene sul caso che riguarda il Napoli, avviato verso una penalizzazione di 2 punti per il caso Gianello.

In quali casi, fuori dall’ordinamento sportivo, esiste la responsabilità oggettiva?
«È stata esclusa dal settore penale, ma nel diritto civile ne esistono diverse ipotesi: da quella dei genitori per i danni dei figli minori non emancipati a quella dei proprietari per i danni causati dagli animali».
Una società calcistica è sempre responsabile dei comportamenti dei suoi tesserati?
«Se i suoi tifosi lanciano oggetti allo stadio, lo è. Se un suo allenatore, come nel caso di Mandorlini del Verona, insulta tifosi di altre squadre, lo è. Se piazza tre stelle sui seggiolini dello stadio, come nel caso della Juve, contrariamente a quanto asserisce la Figc sul numero degli scudetti vinti, lo è. Ma nel caso del comportamento di un tesserato che tenta, a volte riuscendovi, di alterare l’esito di una partita è un’aberrazione inaccettabile».
Perché?
«La società è vittima di quel comportamento e bisognerebbe accertare, per ogni singolo caso, se merita un rimprovero o un provvedimento. Recentemente i dirigenti di un club hanno subito un processo per aver spiato un proprio tesserato nei confronti del quale non avevano fiducia (l’Inter e Vieri, ndr): se questo tesserato avesse tentato di alterare l’esito di una partita, avremmo avuto il paradosso di una società condannata a titolo di responsabilità oggettiva per tale sua condotta e condannata anche per violazione della privacy del giocatore».
Palazzi mira a “graduare” le sanzioni. 
«Evidentemente si è reso conto dell’anomalia della vicenda. Perché Gianello era all’ultimo giorno di contratto e aveva un peso pari a quello di un magazziniere, con tutto il rispetto per chi esercita questo lavoro».
Sarebbe logico condannare una società tre anni e mezzo dopo?
«Si falserebbe un campionato con un provvedimento adottato dopo quattro stagioni: un conto è essere prima al corrente di una penalizzazione, un altro saperlo durante. Questo è un mondo senza regole e senza credibilità: quelle regole vanno riscritte da chi è realmente super partes».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

 

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